Last updated on Luglio 24th, 2021 at 11:27 am
Stop al «ddl Zan». La giornata di ieri in commissione Giustizia del Senato, infatti, si è conclusa con un nuovo rinvio della sua calendarizzazione. «La commissione sta lavorando febbrilmente per approvare il decreto sul riordino dell’esame di avvocato», ha spiegato a “iFamNews” il senatore leghista Simone Pillon, membro della commissione Giustizia. «Decine di migliaia di giovani attendono di poter svolgere la prova per cominciare un’attività professionale: penso che queste dovrebbero essere le vere priorità. Le valutazioni sull’incardinamento di leggi ideologiche, inutili e divisive possono aspettare», ha concluso con chiaro riferimento al testo contro l’omotransfobia già approvato alla Camera dei Deputati il 4 novembre scorso. A Palazzo Madama se ne riparlerà dopo Pasqua.
«Il sesso non si cancella»
Di parole, finora, ne sono state spese molte. La tendenza a semplificare tipica dell’informazione ha descritto una polarizzazione degli schieramenti: da un lato i progressisti, favorevoli al «ddl Zan», dall’altro i cristiani più retrivi, contrari al «ddl Zan». Eppure la realtà è più complessa. Lo testimonia Francesca Izzo, storica del pensiero moderno e contemporaneo, tra le fondatrici del movimento femminista «Se non ora quando». Lei ha duramente criticato la legge Zan. Lo ha fatto vergando una lettera insieme ad altre femministe e inviandola ai parlamentari nella quale si contesta l’ideologia gender insita nella proposta di legge in questione.
Come spiega la Izzo a la Repubblica, «attraverso “l’identità di genere” la realtà dei corpi – in particolare quella dei corpi femminili – viene dissolta». La femminista sottolinea invece che «il sesso non si cancella». «Se si parte dall’assunto che definire le differenze discrimina chi non rientra in quella categorie, le conseguenze possono essere anche grottesche», ha detto. «Le differenze vanno riconosciute e nessuno deve essere discriminato, ma non vogliamo cancellare il fatto che ci siano donne e uomini».
Fronte trasversale
Del resto, che il fronte di oppositori al «ddl Zan» sia trasversale lo rileva anche un appello ai parlamentari dell’Associazione Family Day. «Intellettuali e giuristi di estrazione liberale rimarcano (…) che il ddl Zan è iniquo perché divide la società in categorie con tutele a velocità differenziata, creando soggetti iper-tutelati in base alle loro scelte sessuali. Senza dubbio poi il ddl Zan è inoltre ideologico, come affermano le femministe, perché menziona una controversa identità di genere slegata dal sesso biologico – punto contestato fortemente dalle femministe – che può comprendere oltre 50 definizioni stando alle moderne teorie del genere. Millenni di antropologia umana vengono quindi riscritti con una legge che si basa su teorie che non hanno basi scientifiche».
La petizione
Si presume possa essere trasversale anche il fronte di quanti hanno aderito alla petizione di CitizenGo per fermare il «ddl Zan». Sono oltre 10mila le persone che hanno apposto la propria firma contro una legge considerata «liberticida», che potrebbe introdurre «un “reato d’opinione” inaccettabile per uno Stato democratico come il nostro». Ma non solo. Come sosteneva l’estate scorsa un articolo di “iFamNews”, l’obiettivo che si propone questa legge è duplice: reprimere sì, ma anche educare. O forse indottrinare. Al comma 3 dell’articolo, infatti, si legge: «In occasione della “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, sono organizzate cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado».
Alla Giornata in questione fa riferimento il comma 1 dello stesso articolo, ricordando che si celebra il 17 maggio, «al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere». Ecco quindi come il «ddl Zan» prova a insinuare l’ideologia gender finanche nelle aule scolastiche.