Last updated on Maggio 7th, 2020 at 04:02 pm
Insieme al Marocco, la Tunisia è probabilmente il più “moderno” dei Paesi arabi e certamente del Maghreb, soprattutto per quanto riguarda la condizione femminile. La cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini (2010-2011), che ha portato alla fine del potere del presidente Zine El-Abidine Ben Ali (1936-2019) ‒ ovvero, secondo gli analisti, la miccia che ha dato il fuoco alle polveri delle «primavere arabe» ‒ non ha infatti interrotto il processo di secolarizzazione del Paese, oggi annoverato tra le «democrazie islamiche».
Nondimeno ha suscitato scalpore il primo “matrimonio” fra persone dello stesso sesso del mondo arabo, un “matrimonio” tra un cittadino francese e un cittadino tunisino che è stato registrato in Francia e poi riconosciuto in Tunisia. Come tale, è stato inserito nell’estratto di nascita del giovane maghrebino, il quale ha ora ottenuto il visto per il ricongiungimento familiare. L’annuncio è stato dato il 24 aprile, primo giorno del Ramadan, dalla pagina Facebook dell’associazione LGBT Shams-pour la dépénalisation de l’homosexualité en Tunisie.
In Francia il “matrimonio” omosessuale è regolato dalla legge n. 2013-404 del 17 maggio 2013, integrata dal decreto n. 2013-429 del 24 maggio 2013; altri accordi internazionali definiscono i rapporti con i Paesi che non riconoscano tali unioni, creando talvolta situazioni complesse di diritto internazionale.
In Tunisia, invece, il matrimonio è definito come l’unione di un uomo e di una donna, e gli atti sessuali fra persone adulte dello stesso sesso sono illegali: l’articolo 230 del Codice penale (risalente al 1913, ma modificato in modo consistente nel 1964) prevede una pena fino a tre anni di reclusione e non sono mancati anche abusi, con innegabili violazioni dei diritti umani e pratiche che alcune organizzazioni non hanno esitato a definire tortura, quali per esempio test anali ed esami della verginità.
In tutto il mondo arabo, in verità, l’omosessualità specialmente maschile è largamente presente, ma difficilmente accettata, a causa soprattutto della condanna radicale della sodomia (anche femminile) da parte dell’islam.
Nel 2019, sempre in Tunisia, per la prima volta nel mondo arabo-musulmano si è presentato alle lezioni presidenziali un candidato dichiaratamente omosessuale, Mounir Baatour, eppure, secondo i sondaggi, nel Paese solo il 7% della popolazione ritiene accettabile l’omosessualità.
L’equazione modernizzazione = relativismo, insomma, è almeno a quelle latitudini tutt’altro che scontata.