Trump salva la vita dei bimbi che scampano all’aborto

Con un Ordine esecutivo taglia la testa all’ostruzionismo parlamentare che blocca la legge. Questo è un presidente

Image by Gage Skidmore

Oggi, mercoledì 23 settembre, il presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, ha annunciato la firma di un Ordine esecutivo (un provvedimento di indirizzo delle politiche federali ad appannaggio della Casa Bianca) che imporrà al personale medico di prestare tutte le cure necessarie ai bambini che nascessero scampando a un aborto.

Oggi, infatti, la brutalità liberal vuole che quei poveri bimbi vengano lasciati morire lì dove cadono, nella medesima sala degli orrori dove sono miracolosamente scampati al primo tentativo di ammazzarli, rendendo palese l’aborto per quello che è: l’omicidio di un essere umano innocente, e, vista la tenerissima età delle vittime, un infanticidio. Ma ogni aborto è un omicidio e un infanticidio, proprio perché uccide una persona, piccola, piccolissima.

Ora, come sia possibile ammazzare un bambino nel ventre della propria madre è difficile da capire, ma come sia possibile lasciarlo agonizzare di stenti qualora dovesse sopravvivere al primo tentativo di eliminarlo ha letteralmente del mostruoso. Davvero l’aborto è l’unica pena di morte comminata a un innocente che non ha possibilità di difesa e che viene inseguito da carnefici instancabili nelle foreste, sui monti, nei fiumi finché non viene finito e lasciato esanime nel proprio stesso sangue.

Mentre quindi Ippocrate si rivolta nella tomba, non riuscendo a capire dove e quando la professione medica sia deragliata mutandosi nell’esatto contrario della propria vocazione, il presidente del Paese più importante del mondo prende la questione di petto e ci mette una pezza in prima persona.

Nel Congresso federale statunitense pende da tempo una proposta di legge per salvare la vita dei piccoli scampati all’aborto che Trump si è pubblicamente impegnato a firmare, qualora i legislatori l’approvassero, assieme ad altre importantissime misure a difesa della vita nascente. Più volte è stata bloccata. Per questo Trump ha deciso di intervenire subito, adesso. Ne ha il potere e lo ha fatto, lasciando le discussioni a chi vive di chiacchiere. Del resto la gravità della materia lo impone: come, ancora una volta, è immaginabile lasciare senza cure chi soffre tra la vita e la morte solo e indifeso? Nessun Paese può sopportare una cosa simile, e Trump si vergognerebbe del proprio se permettesse una nefandezza simile.

Annunciando allora quello che ha chiamato «Born-Alive Executive Order» Trump ha commentato: «È nostro sacrosanto dovere morale». Vero, verissimo. Il pubblico a cui ha consegnato l’annuncio attraverso un video preregistrato è stato quello del National Catholic Prayer Breakfast (l’evento annuale istituito nel 2004 per corrispondere all’appello di san Giovanni Paolo II per una nuova evangelizzazione), quest’anno in versione online e ricalendarizzata (avrebbe infatti dovuto svolgersi il 30 giugno, ma la pandemia lo aveva bloccato). Trump vi partecipava per la prima volta.

Il testo dell’Ordine esecutivo del presidente non è ancora stato pubblicato, ma non c’è motivo di ritenere che si discosti da quello del disegno di legge pendente al Congresso. Che di per sé non pone alcun nuovo limite all’aborto: semplicemente chiede che un sofferente sfuggito alle dita adunche della morte venga soccorso. Solo questo.

«Sono cresciuto vicino a una chiesa cattolica nel Queens, a New York», ha detto Trump al Prayer Breakfast, «e ho visto il lavoro incredibile svolto dalla Chiesa Cattolica per la nostra comunità. Sono persone fantastiche. Sono persone fantastiche, fantastiche». Questo non fa di lui un cattolico, ma la sua politica ne fa, a detta dei cattolici, il presidente più pro life della storia degli Stati Uniti.

Il 3 novembre, giorno di elezioni nel suo Paese, Trump sfiderà Joe Biden, campione di diritto all’aborto, con questo pedigree. La scomparsa della pasionaria liberal nella Corte Suprema federale, Ruth Bader Ginsburg (1933-2020), lo mette del resto nella condizione di operare un altro atto di governo storico a difesa della vita e della famiglia. Forse riuscirà a farlo addirittura prima delle elezioni, mettendo al sicuro il risultato da qualsiasi possibile esito elettorale, o forse dovrà attendere dopo il 3 novembre, e sarà per questo che dovrà a tutti i costi vincere la partita della Casa Bianca assieme al Partito Repubblicano che dovrà vincere quella al Congresso federale (dove si vota per rinnovare tutta la Camera e un terzo dei senatori).

Qualcuno maligna che l’atto imperioso di Trump a favore della vita sia solo una manovra elettorale. Francamente, lo spero con tutto il cuore. Non esistono uomini della Provvidenza, ma la Provvidenza si serve di uomini.

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