Trump ha un problema in più e si chiama Borrell. Amico di Soros

Il Commissario europeo per la politica estera fa guerra agli Stati Uniti che difendono vita e famiglia. È un pericolo per tutti

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Last updated on Giugno 16th, 2020 at 03:31 am

L’Unione Europea (UE) sostiene la campagna contro il presidente Donald J. Trump da quando le istituzioni degli Stati Uniti d’America sono tornate a essere pro life. Non è una tesi azzardata, ma quanto si rileva dalle dichiarazioni rilasciate dal Commissario europeo per la politica estera, Josep Borrell, nelle ultime settimane, tutte ed esclusivamente volte a criminalizzare Trump per influenzare le elezioni presidenziali che si svolgeranno a novembre. Borrell è del resto noto per la solida amicizia con il milionario ungherese George Soros, indefesso promotore di campagne a favore dell’aborto e dell’ideologia gender. Di più. In questi giorni è stata proprio l’Europa il traino delle polemiche anti-Trump, facendosi portavoce del dissenso delle lobby filoabortiste e favorevoli alle rivendicazioni LGBT+ verso di lui, proprio per il suo impegno a difesa della vita e della libertà religiosa. È infatti trascorso solo qualche giorno dalla durissima presa di posizione di Trump contro l’Organizzazione delle Nazioni Unite e la strumentalizzazione che questa ha fatto del CoViD-19 per promuovere ancora di più l’aborto.

Intromissioni

Ebbene, Borrell, il 29 maggio, a seguito di una riunione con i ministri europei degli Esteri, commentando la repressione di Pechino in atto a Hong Kong e la nuova legge cinese sulla sicurezza varata per piegare l’opposizione democratica, ha affermato che la UE non seguirà gli Stati Uniti nelle sanzioni contro la Cina, preferendo «parlare con il governo cinese per esercitare pressione». Per la prima volta, insomma, il Commissario prende le distanze non solo dagli Stati Uniti, ma anche dal comunicato congiunto emesso da Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia del giorno precedente.

Non pago, il 30 Borrell è tornato a tuonare contro gli Stati Uniti di Trump, rei stavolta di avere deciso l’azzeramento dei finanziamenti all’Organizzazione mondiale della sanità per la corrività con le responsabilità cinesi nella pandemia del coronavirus. Ancora, il 2 giugno Borrell ha invitato Trump a «vigilare sull’uso della forza» contro i manifestanti violenti che da giorni saccheggiano diverse città degli Stati Uniti e, anticipando la sentenza della magistratura, ha dichiarato che la causa dell’omicidio di George Floyd è l’«abuso di potere». E lo stesso giorno lo stesso Commissario si è intromesso in valutazioni proprie di Paesi del G7 (Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Italia) su un eventuale allargamento a otto, onde accogliere la Russia, di quel sodalizio a cui vengono invitati, in qualità di osservatori, la UE e il Fondo Monetario Internazionale. Del resto il presidente russo, Vladimir Putin, era stato invitato al vertice di Parigi nell’agosto 2019 dal premier francese Emmanuel Macron per incontri bilaterali.

Ingerenze

Assolutamente contrario a invitare Putin alla prossima riunione, Borrell ha detto: «Il G7 non può diventare G8 […] fino a quando la Russia non cambierà rotta». Dal canto proprio, Trump ha comunicato il 30 maggio la posticipazione almeno a settembre del vertice G7, oltre all’intenzione di includere Australia, Russia, Corea del Sud e India onde dividere i Paesi del cosiddetto Brics, cioè Russia, India, Cina, Brasile e Sudafrica accomunati da una situazione economica in via di sviluppo, ricchi di risorse naturali strategiche e caratterizzati da una forte crescita del prodotto interno lordo e della quota nel commercio mondiale, Paesi che sono ora di fatto dominati da Pechino.

Stante così la situazione, sembra che fra gli ostacoli nella corsa alla rielezione Trump debba proprio annoverare sia Borell sia Soros, generoso elargitore di 28 milioni di dollari al mondo legato al Partito Democratico statunitense. Non solo, Soros aiuta anche la protesta di piazza di questi giorni. Nel solo 2018, la sua Open Society ha donato circa 280mila dollari al movimento Black Lives Matter. Né Soros smette i propri grandi investimenti nelle ONG che propagandano l’aborto nel mondo. Solo per promuovere Amnesty International e la sua linea favorevole all’aborto, il milionario ha infatti speso, nel 2017 e nel 2018, 6,5 milioni di dollari. La veemenza di Borrell contro Trump non è dunque casuale: si tratta del resto di un Commissario che non ha speso una sola parola di condanna per le violenze della polizia francese contro i cosiddetti Gilet gialli, violenti o pacifici che fossero. Dal 28 novembre a febbraio, pur essendo state forti le proteste internazionali contro Macron e le azioni della polizia transalpina, Borrell è rimasto infatti in silenzio. Ma una UE del doppio standard è un pericolo per tutti.

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