Ormai non si nascondono più. L’obiettivo sempre più manifesto delle lobby LGBT+ sono i bambini. Lo dimostrano le immagini che, dal Texas, hanno fatto il giro del mondo, mostrando una sfilata di drag queen, alla presenza di minori, coinvolti attivamente nello spettacolo.
Fra i tanti eventi del «Pride Month», che si ripete ogni anno in giugno, figurava il «Drag Kids to Pride», organizzato in un locale gay di Dallas, il cui nome è tutto un programma: Mr. Misster.
Lo spettacolo, invece, giocava sul doppio senso della parola inglese drag intesa sia come sostantivo (drag queen, ovvero «travestito») sia come verbo (to drag, ovvero «trascinare» che, soprattutto riferito a un bambino, evoca un comportamento quantomeno brutale). Il poster promozionale della performance proclamava che si sarebbe trattato della «migliore esperienza di Pride per le famiglie».
Se già negli slogan l’evento si presentava come quantomeno discutibile, i contenuti effettivi non sono stati da meno. Nei video disponibili si vedono alcuni uomini travestiti da donna dimenarsi in modo sessualmente esplicito di fronte ai piccoli spettatori, alcuni dei quali sono stati poi invitati a sfilare assieme alle drag queen e a offrire loro mance.
Bastano pochi spezzoni di un filmato, per capire che i bambini coinvolti si sono prestati al “gioco” piuttosto controvoglia. Uno di loro ha una faccia tra il contrariato e il terrorizzato.
A difesa dei minori minacciati
Un uomo accusa i genitori pro-LGBT+ presenti di permettere ai Democratici di sdoganare la pedofilia, mentre una donna, urlando, gli risponde: «Stai spaventando i bambini, stai zitto! Stai zitto! Vergognatevi! Vergognatevi!». Un’altra manifestante dichiara di avere aderito alla protesta dopo aver visto la locandina dell’evento: «Non voglio vedere cartelli che fanno pubblicità a bambini che ballano sul palco assieme a uomini in tanga, vestiti e truccati inappropriatamente. Questa gente rivela un comportamento imperdonabile», aggiunge la donna, «ma quel che mi ha portato qui adesso sono i bambini».
Un dipendente del bar Mr. Misster si difende, definendo il locale un «ambiente sicuro e adatto alle famiglie», in cui «tutti sono invitati a sentirsi accettati, inclusi e al sicuro». Le offerte raccolte durante la serata, riferisce, sarebbero state destinate a un’organizzazione LGBT+ giovanile.
Il noto campione prende le distanze
Sulla controversia è intervenuto anche il campione di arti marziali Derek Brunson, sportivo piuttosto noto negli Stati Uniti d’America. Brunson non ha «problemi con i gay», ma non per questo ha gradito l’evento.
«Non ho nulla contro la comunità LGBT+», twitta l’atleta.
Ma qui «si tratta di proteggere i bambini. Le loro menti non sono abbastanze mature per questo tipo di comportamento». In un altro tweet, Brunson aggiunge: «Darei la stessa risposta se su Internet girassero foto di bambini in uno strip club».