Tesoro verde

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti che oggi «Nostradomus» raccoglie per seminare un domani migliore

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Last updated on Novembre 29th, 2021 at 11:03 am

La bellezza della famiglia attraverso storie, apologhi, aneddoti e spunti che oggi «Nostradomus» raccoglie per seminare un domani migliore

Questo periodo, quello che intercorre tra la fine del mese di novembre e l’inizio di dicembre, coincide, in alcune zone d’Italia e specialmente nel nostro Meridione, con la raccolta delle olive, che da tradizione viene svolta ancora a mano, almeno per le cultivar e le produzioni più pregiate.

Che sia per brucatura, per bacchiatura o per pettinatura, rituali antichi che giungono sino ai giorni nostri, il fine è quello di preservare il più possibile il frutto, in termine tecnico le drupe, per ottenere un prodotto perfetto e prelibato da portare in tavola o da premere nei frantoi per ricavarne un nettare prezioso quanto il vino: l’olio.

Coltura e cultura millenarie, quelle dell’olivo e delle olive, diffuse a partire dall’Asia Minore e dall’altopiano dell’Iran fino a tutto il bacino del Mediterraneo circa 5mila anni fa, secondo le fonti e i reperti storici, e già nel secolo VII a.C. in Toscana gli Etruschi ne praticavano la coltivazione su larga scala.

L’invasione delle orde barbariche e i freddi inverni medioevali la resero più difficoltosa e quasi negletta, salvo che in alcuni luoghi: conventi e monasteri con lavoro paziente e certosino mantennero e tennero viva la tradizione, così come fecero per altre colture, per esempio la vite, le piante officinali e quelle aromatiche.

Un tesoro prezioso, ricco di sostanze benefiche, importante per la salute del corpo e simbolo di opulenza e di piacere, che giunge fino a noi e ci invoglia ad aspettare con impazienza qualche tempo, per acquistare l’olio nuovo.

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