Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:03 am
Esaltata addirittura dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la strategia attuata dalla Svezia per combattere il CoViD-19 è stata presentata come la migliore e la più efficace. Ma poi si è rivelata una catastrofe.
Su una popolazione di circa 10 milioni di abitanti, infatti, il numero dei contagi e dei decessi al 27 aprile 2020 era rispettivamente di 18.926 e 2.274. Cifre ovviamente inferiori a quelle registrate in Italia, Spagna o Regno Unito. Se però le si paragona a quelle di Paesi con la stessa densità demografica, quali per esempio la Grecia e il Portogallo, rivelano una tragedia. Ancora alla fine di maggio il ministro degli Esteri svedese aveva difeso la strategia del governo (né divieti né quarantene) e tuttavia in quella data il Paese scandinavo contava più di 4.120 morti per CoViD-19, ovvero quasi 40 morti per 100mila, rispetto alle circa 10 su 100mila della vicina Danimarca e poco più di quattro per 100mila della Norvegia, dove erano stati imposti blocchi più severi.
Oggi, a fronte della quasi totale riapertura delle frontiere tra i Paesi europei, colpisce che proprio i Paesi scandinavi abbiano deciso di proseguire nella chiusura dei confini con la Svezia, salvo poche eccezioni.
Emergono però notizie ancora più inquietanti sul “modello svedese”. Sembra infatti che la morte di anziani e malati sia stata accelerata mediante somministrazione di morfina. Le cifre dei decessi per coronavirus tra gli anziani svedesi, sostiene The Wall Street Journal, sono altissime: addirittura la metà di tutte le persone morte in Svezia per il nuovo male erano ospitati in case di cura.
Numerose, del resto, le lamentele che molte famiglie hanno presentato all’autorità sanitaria per denunciare il cattivo trattamento subito dai propri parenti anziani degenti. Ai residenti nelle case di cura sospettati di CoViD-19 sarebbero state prestate subito cure palliative a base di morfina e non ossigeno e fluidi nutritivi per via endovenosa: per molti anziani una vera condanna a morte. «Soffocavano, è stato orribile da guardare. Mentre gli iniettavo la morfina un paziente mi ha chiesto cosa gli stessi dando e io gli ho mentito», ha detto un’infermiera, Latifa Löfvenberg. «Molti sono morti anzitempo. È stata una situazione difficilissima».
Nessun errore di valutazione dei medici, però, bensì una scelta politica sanitaria precisa, netta già nella linee guida diramate dall’Ente nazionale per la salute e l’assistenza, il quale all’inizio della pandemia ha suggerito che i medici suddividessero i pazienti in triage in base alla cosiddetta età biologica, valutandone la salute generale e le prospettive di ricupero prima di prendere decisioni terapeutiche.
«I reparti di terapia intensiva erano relativamente vuoti», ha affermato la dott.ssa Cecilia Söderberg-Nauclér, dell’ospedale universitario di Karolinska. «Gli anziani non sono stati ricoverati in ospedale. Hanno ricevuto solo sedativi: niente ossigeno o cure di base». Yngve Gustafsson, specialista di geriatria nell’Uuniversità di Umeå, ha riferito al British Medical Journal che la percentuale di anziani sottoposti a terapia respiratoria in tutto il Paese era inferiore rispetto a quella registrato nello stesso periodo dell’anno precedente, e questo anche se le persone over 70 anni erano le più colpite dal CoViD-19. Identico il suo sbigottimento per le prescrizioni effettuate via telefono di “cocktail palliativi” agli anziani malati nelle case di cura. «Agli anziani viene regolarmente somministrata morfina e midazolam, che inibiscono le vie respiratorie», ha detto al quotidiano Svenska Dagbladet. E, con precisione ancora maggiore: «In linea di principio, nelle case di cura per anziani sono state prescritte solo cure palliative, il che significa che si somministrava morfina, midazolam e haldol, questi ultimi due per evitare la nausea indotta dalla prima. È un trattamento che porta alla morte nella quasi totalità dei casi. Somministrare sia midazolam sia morfina inibisce la respirazione. Se già si hanno difficoltà respiratorie, quella somministrazione produce rapidamente carenze di ossigeno tali da uccidere». «Sì, potrei persino pensare di usare parole ancora più forti», ha risposto Gustafsson alla domanda se si potesse considera eutanasia. «È un metodo che porta alla morte praticamente al 100%, proprio come la sedia elettrica. Ha la medesima efficacia». Certo, in Svezia l’eutanasia resta illegale, ma di fatto il CoViD-19 l’ha sdoganata per accelerare la morte degli anziani.