Un passo verso la normalizzazione delle cosiddette «famiglie arcobaleno» è stato compiuto nei giorni scorsi in Sudafrica. L’Alta corte di Gauteng, a Pretoria, si è infatti pronunciata contro un atto legislativo secondo il quale, quando i bambini vengono concepiti attraverso inseminazione artificiale, solo la donna che li ha portati in grembo e l’eventuale suo marito possono essere legalmente riconosciuti come genitori.
Il ricorso
Una coppia di donne che ha ottenuto due figli gemelli attraverso la fecondazione artificiale ha impugnato la norma. Una delle due ha portato i piccoli in grembo usando gli ovociti dell’altra. Questa seconda, stando alla legge vigente in Sudafrica, non aveva diritto ad essere riconosciuta come genitore dei bambini. Le due donne, convinte che la legge fosse discriminatoria verso gli omosessuali, ha allora fatto ricorso. Un mese dopo la nascita dei due gemelli, un giudice ha dato loro ragione.
“Genitore 1” e “Genitore 2”
Il togato ha sostenuto che la legge non riflette la realtà di molte coppie in Sudafrica. Inoltre, ha aggiunto, la legge «discrimina ingiustamente sulla base dello stato civile in termini di trattamento dei bambini nati nel matrimonio o fuori dal matrimonio». L’avvocato della coppia, Adele van der Walt, ha commentato: «Il significato della sentenza è la certezza del diritto per entrambi i genitori di avere uguali diritti e responsabilità, e la certezza del diritto per i figli». E non è finita: la legale ha spiegato che «attualmente il certificato di nascita menziona “madre” e “padre”; questo cambierà in “genitore 1” e “genitore 2”». Nel 2006 il Sudafrica è diventato il primo Paese africano a legalizzare il “matrimonio omosessuale” e a consentire alle coppie dello stesso sesso di adottare.