Last updated on Febbraio 18th, 2021 at 05:32 am
Questo cartello su mezzo mobile si è piazzato ieri davanti a un liceo di Roma. La stessa città “scandalizzata” perché una preside di un notissimo istituto ha fermato “lezioni” filoabortiste e filo-gender. Probabilmente quel carrozzone sta sfilando pure oggi.
È la celebrazione rotonda di una sconfitta: della vita e prima ancora dell’intelligenza. Vantarsi perché si riesce a sopprimere un bimbo ancora nel proprio grembo è agghiacciante; farlo menando vanto perché lo si riesce a fare in salotto o sul water ingurgitando una pillolina è raccapricciante. Una cosa è particolarmente antipatica: lo chiamano aborto «farmacologico» come se il pesticida umano impiegato per ammazzare una creaturina fosse un farmaco, come se curasse un brutto male, come se la vita innocente ancora dentro la propria mamma fosse un virus orrendo da abbattere.
Ma viviamo in un mondo fatto così in cui cose così vengono strombazzate a caratteri cubitali come «una conquista da difendere». Eppure il RU486 fa male, e molto; fa male, e dirlo scandalizza i negazionisti; fa malissimo, ed è totalmente iniquo.
Il RU486 è però «una conquista da difendere» perché per le giovani italiane l’ha liberalizzato con un fiaticello il caro Roberto Speranza, espressione compiuta del partito più a sinistra dell’arco costituzionale italiano con cui oggi governa gran parte del Centrodestra italiano, ministro del RU486 con il governo Conte II e premiato al merito con la permanenza sulla medesima poltrona nell’esecutivo di superMario Draghi.
Il RU486 è senz’altro «una conquista da difendere» perché lo grida spavaldo l’UAAR, che non è un rantolo ma l’acronimo dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. Sembra uno scherzo da Gianni e Pinotto, e invece esiste eccome. È un grumo di luogocomunisti fermi a pregiudizi ottocenteschi che farebbe ridere se non facesse piangere.
Il RU486 è certamente «una conquista da difendere» perché dai manifesti dell’UAAR lo dice Alice Merlo. Non ho il piacere, e mi dispiace. Ammiro il coraggio di metterci la faccia: lo stesso che riconosco a me stesso nel dire dirlo che no, cara la mia Alice nel Paese delle meraviglie che era solo un sogno consumato in un buco sottoterra, io il RU4586 non l’ho ovviamente provato, epperò non ho certamente provato nemmeno quella cosa che odora come lo sterco, ha il colore dello sterco e quindi non assaggio per dire che è sterco. Invece del ponte romano del Gard e della Cappella sistina consegneremo alla posterità pesticidi umani. La cosa più triste di tutta questa faccenda, oltre al bambino che dietro alla cortina fumogena parolaia e cialtrona ci rimette la pelle, è l’esempio che diamo ai più giovani. Faremmo meglio a nasconderci per la vergogna.