Sinistra milanese sorda alla tutela della vita e della maternità

Bocciata per la terza volta una mozione di FdI contro la fiera dell’«utero in affitto»

Chiara Valcepina

L'avvocato Chiara Valcepina, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Milano

Giovedì 20 gennaio la Giunta di Milano del sindaco Giuseppe Sala aveva respinto l’ordine del giorno presentato dal gruppo di Fratelli d’Italia (FdI) per contrastare la pratica, illegale in Italia, della cosiddetta «maternità surrogata». I consiglieri chiedevano che l’amministrazione comunale si impegnasse a «dichiarare in modo chiaro la propria contrarietà allo sfruttamento e alla commercializzazione di fatto di donne e bambini, a sostenere proposte di legge che evitino che le stesse pratiche vengano compiute all’estero e stimolare la divulgazione dei contenuti della legge 40 del 2004 attraverso apposite iniziative». La risposta era stata un secco «no».

Le ragioni della prima mozione

Il motivo per cui i consiglieri di FdI chiedevano l’impegno della Giunta è presto detto: in novembre Milano aveva rischiato di diventare il teatro della fiera dell’«utero in affitto», così come accaduto in diverse capitali europee, dopo che le date previste per il 2020 erano saltate, naturalmente a causa della pandemia. Un po’ per le limitazioni ancora perduranti dovute al CoVid-19, un po’ per le proteste rivolte al governo, per esempio dal senatore Maurizio Gasparri (FI), la faccenda pareva accantonata.

«Un sogno chiamato bebè» si terrà a Milano in maggio

Invece no, e il format della manifestazione «Désir d’enfant», che diventa in Italia «Un sogno chiamato bebè», a quanto pare sabato 21 e domenica 22 maggio sbarcherà a Milano, negli spazi degli East End Studios, e raccoglierà medici, esperti di diritto, aziende e associazioni che si confronteranno sul tema della maternità e della fertilità. Questo sulla carta, perché all’estero in realtà è di «utero in affitto» che si è parlato, e il timore affatto remoto è che, esplicitamente o meno, ciò accada anche in Italia.

I timori di Fratelli d’Italia, nella seconda mozione

Lo teme, fra gli altri, Chiara Valcepina (FdI), avvocato, relatrice in aula della mozione del 20 gennaio, che alla fine di febbraio ha presentato in aula consiliare un secondo ordine del giorno, rigettato anch’esso e per soli due voti, che aveva a tema l’istituzione di una «Giornata della vita nascente» e iniziative a essa correlate, per sottolineare il valore sociale, riconosciuto costituzionalmente, della maternità e della famiglia.

Fiera-mercato del bebè «sì», Giornata per la vita nascente «no» titolava in proposito «iFamNews», raccogliendo la giusta preoccupazione dell’avvocato Valcepina. Anche la senatrice Isabella Rauti (FdI) ha subito protestato pubblicamente contro la manifestazione, ma la Sinistra milanese procede spedita per la propria strada, sorda a ogni opposizione.

La mozione numero 3

Non si sono arresi, però, i consiglieri milanesi di FdI, e il 2 marzo hanno depositato in Comune una nuova mozione Contro la pratica dell’utero in affitto, con riferimento all’evento previsto a Milano nei giorni 21 e 22 maggio, 2022 denominato “Un sogno chiamato bebè”. Chiara Valcepina ne ha espresso chiaramente le motivazioni, scrivendo in una nota che «il rigetto della mozione sulla maternità surrogata e i tentennamenti della maggioranza che due giorni fa si è spaccata bocciando il mio O.d.G. sulla Giornata della Vita Nascente, stanno dando un’immagine distorta dei valori della nostra Milano. Per questo, con il gruppo di FdI ho presentato una mozione che invita il Sindaco e la Giunta a prendere una posizione chiara e definitiva sul tema dell’utero in affitto».

Nella mozione si «[…] evidenzia innanzitutto l’aspetto della illegalità, in base alla Legge 40 del 2004, sia della pratica sia della pubblicizzazione, in Italia, della “maternità surrogata”».

Si sottolinea poi «[…] come la promozione della fiera prevista per maggio ricalchi puntualmente eventi analoghi realizzati all’estero, dove proprio di “utero in affitto” si è parlato, con la presenza di richiami evidenti a quelle cliniche specializzate straniere che sui propri siti web, anche nella versione italiana, contrabbandano in modo semplice il messaggio e invitano a prendere contatti per un percorso “personalizzato” al raggiungimento del proprio obiettivo di genitorialità. Viaggi all’estero inclusi».

Infine si richiama al fatto che una fiera, qualsiasi fiera, «[…] ha come scopo l’impostazione di un rapporto commerciale che si concretizzerà in futuro, non è un supermarket della vendita al volo. Si tratta dunque sempre di pubblicità a tutti gli effetti». Pubblicità illegale e vietata, tocca dirlo.

Terza bocciatura

Ebbene, giovedì 10 marzo anche questa mozione è stata rigettata, e il Sindaco e la Giunta una «posizione chiara e definitiva sul tema dell’utero in affitto» non l’hanno presa.

È stata approvata, infatti, una mozione su tema analogo presentata dalla Lega e che stringatamente richiedeva di «[…] attivarsi per vigilare di concerto con la prefettura e le forze dell’ordine circa il rispetto della normativa vigente», ma non quella di FdI, che avrebbe impegnato l’amministrazione comunale in maniera ben più stringente.

Chiara Valcepina, prima firmataria, raggiunta al telefono ne parla ancora una volta con «iFamNews».

Avvocato Valcepina, è corretto dire che è stata approvata una versione light della vostra richiesta?

Direi proprio di sì, si tratta di una mozione molto asciutta, che semplicemente impegna il Comune affinché sul territorio non siano commessi atti illeciti. Si attenua persino il nome, in accordo con la maggioranza, e da «utero in affitto» si passa a parlare di «gestazione per altri», anzi, addirittura si usa l’acronimo GPA, come a spersonalizzare ed edulcorare il tutto. Noi avevamo chiesto più coraggio e azioni di prevenzione puntuali, attive, per esempio valutando attentamente le organizzazioni che si presenteranno nella fiera, i loro siti, le loro proposte. E soprattutto una dichiarazione esplicita da parte del Comune, che non c’è stata.

Qual è stata la reazione della Giunta, durante il Consiglio?

La reazione è stata di imbarazzo e di agitazione, non abbiamo ricevuto risposte chiare ma abbiamo riscontrato pregiudizi e ambiguità. Il risultato è stato inaspettato e sconcertante, con due voti su una richiesta analoga, ma con risultato opposto.

Non se lo aspettava, quindi?

Mi sono stupita, avrebbero potuto astenersi affermando semplicemente di ritenere la nostra richiesta superflua, dopo quella della Lega, un doppione. Invece l’hanno votata e bocciata, creando un vero cortocircuito.

E adesso?

Ora non staremo certo a guardare, ma vigileremo attivamente su quanto si metterà in atto nel concreto. Come ha anticipato il nostro capogruppo, Riccardo Truppo, presenteremo anche un’interrogazione al fine di chiarire cosa intenderà fare il Comune di questa «schizofrenia amministrativa».

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