Last updated on Febbraio 18th, 2021 at 08:30 am
C’è un documento, negli Stati Uniti d’America, che s’intitola Forming Consciences for Faithful Citizenship. Ne esiste pure una versione in lingua spagnola, Formando la conciencia para ser ciudadanos fieles. Questo documento è stato redatto dalla Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti nel 2015. Nel novembre 2019 ne è stata licenziata una seconda versione, arricchita di una nuova lettera introduttiva.
Il documento fornisce linee-guida ai cattolici degli Stati Uniti e contiene tante cose preziose, utili per i cattolici e certamente ‒ ovviamente ‒ anche per i non cattolici: alcune, per i cattolici, addirittura indispensabili, imprescindibili e inderogabili sul piano della fede, per tutti sul piano umano della ragione e del buon senso.
Molte delle cose ivi scritte riguardano infatti i «princìpi non negoziabili». Altre toccano invece temi più opinabili, ma quanto lì scritto non è mai banale, benché possa talora essere discutibile. Soprattutto c’è una gerarchia di priorità morali, che pone in cima quelle appunto non negoziabili, distinguendole dalle altre pur serissime.
Fra le questioni non negoziabili ve ne sono alcune di cui riporto di seguito, in traduzione italiana mia condotta sull’originale in inglese, i passi più netti e salienti. Riguardando questioni non negoziabili e di dottrina, i cattolici degli Stati Uniti, come tutti i cattolici, vi sono vincolati inequivocabilmente e strettamente. Oggi uno dei cattolici degli Stati Uniti serve il Paese più importante e influente del mondo come suo 46° presidente: Joe Biden. Della propria fede cattolica Biden non fa alcun mistero: anzi, la dichiara, la promuove, persino qualcuno direbbe la sbandiera. Va a Messa, tutti i giorni, e si fa vedere andare a Messa.
Dunque il documento Forming Consciences for Faithful Citizenship, che fornisce linee-guida ai cattolici degli Stati Uniti, riguarda il presidente Biden, anche il presidente Biden, in quanto cattolico degli Stati Uniti esattamente allo stesso modo in cui riguarda tutti i cattolici degli Stati Uniti e lo riguarda in maniera imprescindibile sui princìpi non negoziabili così come lo riguarda in maniera importante benché più discutibile sulle questioni più opinabili. Nessun cattolico degli Stati Uniti può infatti chiamarsi fuori dagli aspetti non negoziabili di quel documento.
Del resto, quanto vi è di non negoziabile in Forming Consciences for Faithful Citizenship, non essendo questione prettamente statunitense, riguarda in maniera vincolante tutti i cattolici del mondo, non solo quelli degli Stati Uniti, dunque ancora una volta anche Biden come cattolico e non solo come cattolico degli Stati Uniti.
Allora come mai i record di voto e di governo (da ex vicepresidente) di Biden, i suoi proclami e i suoi annunci, i suoi primi provvedimenti di governo e i suoi primi proclami-programmi, negano e rinnegano invece frontalmente i princìpi non negoziabili espressi in Forming Consciences for Faithful Citizenship per i cattolici degli Stati Uniti, dunque per i cattolici di tutto il mondo? Si può essere cattolici contro la dottrina cattolica? Si può essere cattolici senza la dottrina cattolica? Si può essere cattolici combattendo il cuore della morale cattolica fondata sulla dottrina del cattolicesimo?
Aborto
«La minaccia dell’aborto rimane la nostra priorità assoluta perché attacca direttamente la vita stessa, perché si consuma nel santuario della famiglia e per il numero di che vite distrugge. Al contempo non si possono ignorare o dismettere altre gravi minacce alla vita e alla dignità umane quali il razzismo, la crisi ambientale, la povertà e la pena di morte.
I nostri sforzi per proteggere il nascituro restano più importanti che mai, poiché, proprio come la Corte Suprema federale può consentire maggiore libertà per le leggi dei singoli Stati che limitano l’aborto, il legislatore di alcuni singoli Stati non ha solo mantenuto legale praticare l’aborto durante tutti i nove mesi della gravidanza, ma ha pure aperto la porta all’infanticidio. In più, essendo stato inserito nella legislazione che riguarda l’immigrazione, l’assistenza ai poveri e la riforma dell’assistenza sanitaria, l’aborto contamina molte altre questioni importanti».
Lettera introduttiva, pp. 6-7
La non negoziabilità
«L’insegnamento della Chiesa è chiaro nell’affermare che un fine buono non giustifica un mezzo immorale. Poiché tutti cerchiamo di promuovere il bene comune ‒ difendendo l’inviolabile sacralità della vita umana dal momento del concepimento fino alla morte naturale, promuovendo la libertà religiosa, difendendo il matrimonio, nutrendo gli affamati e ospitando i senzatetto, accogliendo gli immigrati e proteggendo l’ambiente ‒, è importante riconoscere che non tutte le possibili linee di azione sono moralmente accettabili. Abbiamo la responsabilità di discernere attentamente quali politiche pubbliche siano moralmente sane. I cattolici possono scegliere modi diversi per rispondere a problemi sociali impellenti, ma non possiamo essere in disaccordo sull’obbligo morale che abbiamo di contribuire a costruire un mondo più giusto e pacifico attraverso mezzi moralmente accettabili, in modo che i deboli e i vulnerabili siano protetti, e i diritti umani e la dignità siano difesi».
N. 20, p. 19
Intrinsecamente malvagio
«21. Aiutati dalla virtù della prudenza nel fare ciò che dettano le loro nostre coscienze adeguatamente ben formate, i cattolici sono chiamati a formulare giudizi concreti sulle buone sulle cattive scelte che si consumano nell’arena politica».
«22. Ci sono cose che non si debbono fare mai né come singoli né socialmente, perché sono cose sempre incompatibili con l’amore per Dio e per il prossimo. Tali azioni sono così profondamente sbagliate da essere sempre contrarie al bene autentico delle persone. Vengono chiamate azioni “intrinsecamente malvagie”. Queste azioni debbono essere sempre respinte e contrastate, e non debbono mai essere sostenute o condonate. Un esempio preminente è la soppressione intenzionale di vite umane innocenti come avviene con l’aborto e con l’eutanasia. Nel nostro Paese, “l’aborto e l’eutanasia sono diventate minacce preminenti alla dignità umana perché attaccano direttamente la vita stessa, che è il bene umano più fondamentale e la condizione di ogni altro bene” (Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti d’America, Living the Gospel of Life: A Challenge to American Catholics, Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti d’America, Washington, 1998, n. 5). È un errore carico di conseguenze morali gravi trattare la distruzione di vite umane innocenti semplicemente come una questione di scelta individuale. Un sistema giuridico che viola il diritto fondamentale alla vita in nome della scelta è sbagliato nei suoi stessi fondamenti».
N. 21-22, p. 19
Matrimonio
«23. Allo stesso modo, la clonazione umana, la ricerca che distrugge gli embrioni umani e altre azioni che violano direttamente la sacralità e la dignità della vita umana sono anch’essi intrinsecamente malvagi. Queste azioni devono essere contrastate sempre. Altre aggressioni dirette alla vita umana innocente, quale il genocidio, la tortura e il colpire obbiettivi umani non militari in azioni di terrorismo o di guerra, non possono essere giustificati mai. Né possono essere mai giustificate violazioni della dignità umana quali gli atti di razzismo, il trattare i lavoratori come meri mezzi per un fine, il sottoporre deliberatamente i lavoratori a condizioni di vita subumane, il trattare i poveri come usa e getta o il ridefinire il matrimonio per negarne il significato essenziale».
N. 23, p. 19
Gender
«La famiglia fondata sul matrimonio è la cellula fondamentale della società umana. Il ruolo, le responsabilità e le esigenze delle famiglie debbono essere priorità centrali del Paese. Il matrimonio deve essere definito, riconosciuto e protetto come l’impegno esclusivo per tutta la vita tra un uomo e una donna, come la fonte da cui scaturiscono le generazioni future e come il rifugio che protegge i bambini. L’istituto del matrimonio è minato dall’ideologia del “genere” che respinge la differenza sessuale e la complementarità dei sessi, presentando falsamente il “genere” come nient’altro che un costrutto sociale o una realtà psicologica che una persona può scegliere in contrasto con la propria realtà biologica (cfr. Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 224). Come insegnato Papa Francesco, “la rimozione della differenza [tra i sessi] è il problema, non la soluzione” (Udienza generale, 15 aprile 2015). “Perciò la Chiesa ribadisce […] il no a filosofie come quella del gender», perché «la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore». (Discorso di Papa Benedetto XVI al Pontificio Consiglio Cor Unum, 19 gennaio 2013).
N. 70, p. 35
Libertà religiosa
«La politica degli Stati Uniti deve promuovere la libertà religiosa in modo energico, sia in patria sia all’estero: la nostra libertà prima e più amata è radicata nella dignità stessa della persona umana, un diritto umano fondamentale che non conosce confini geografici. I suoi tratti fondamentali sono gli stessi in ogni contesto: è l’“immuni[tà] dalla coercizione da parte dei singoli individui, di gruppi sociali e di qualsivoglia potere umano, così che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua coscienza né sia impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità ad essa: privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata” (Dignitatis humanae, n. 2). Negli Stati Uniti la libertà religiosa è in genere fortemente protetta nella nostra legge e dalla nostra cultura, ma oggi queste protezioni sono in dubbio. Per esempio l’annosa questione dell’esenzione fiscale della Chiesa è stata esplicitamente chiamata in causa ai più alti livelli del governo, proprio a causa di ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio. I cattolici hanno il dovere particolare di fare in modo che quel tipo di protezioni non si indeboliscano, ma anzi si rafforzino. Questo, non solo per garantire la giusta libertà della Chiesa e dei fedeli qui, ma anche per offrire speranza e una testimonianza incoraggiante a chi subiscono persecuzioni religiose dirette e persino violente in Paesi dove la protezione è molto più debole».
N. 72, p. 36