Last updated on Luglio 30th, 2020 at 03:57 am
Rigorista in campo economico, iper-progressista in quello sociale. I Paesi Bassi, Paese «frugale» impegnato a stringere i cordoni della borsa dell’Unione Europea, tiene fede alla propria tradizione.
La rivoluzione entro il 2025
L’ultima innovazione made in the Netherlands riguarda i documenti d’identità. A inizio mese, infatti, il ministro neerlandese dell’Istruzione, Ingrid van Engelshoven, ha notificato al parlamento l’intenzione del governo di eliminare il campo “genere” dalle carte d’identità entro il 2025. La scelta, ha spiegato il ministro, è finalizzata a rimuovere gli ostacoli che impedirebbero alle persone transessuali e «intersessuali» di «partecipare pienamente alla vita sociale». Secondo la van Engelshoven, chiedere alle persone di registrare il proprio genere significherebbe infatti contribuire agli stereotipi.
L’annuncio è stato salutato con favore dai gruppi LGBT+. «È positivo che il governo non registri cosa c’è nelle nostre mutande», ha sobriamente affermato Brand Berghouwer, presidente di Trangender Netwerk Nederland. «È una buona strada», ha quindi aggiunto, «per dare alle persone un po’ più di libertà di essere ciò che sono». In alcune amministrazioni locali, come Amsterdam e Utrecht, già da oltre un anno sono state rimosse le domande sul genere sessuale laddove «superflue». E anche il sito web governativo di orientamento professionale «Werken voor Nederland» ha eliminato l’obbligo per i candidati di selezionare la casella con il genere sessuale.
Gender anche per i minori di 16 anni
Attualmente nel Paese è possibile scegliere una terza opzione, per un genere sessuale registrato come «non definito». La procedura è stata semplificata in dicembre con l’introduzione di una semplice autocertificazione. «L’obiettivo del governo è favorire l’emancipazione delle persone transgender», ha detto Sander Dekker, ministro della Protezione giuridica. «A tal fine sarà reso più semplice cambiare il sesso sul certificato di nascita. Anche i giovani di età inferiore ai 16 anni potranno farlo». La riforma non sembra però rispondere a un reale bisogno: Bente Keulen, esponente di un gruppo LGBT, ha affermato che appena tra le cinque e le dieci persone hanno introdotto la “X” nel campo del genere sessuale del proprio documento d’identità. Ciò nonostante, il modello dell’autocertificazione per cambiare sesso sui documenti è allo studio anche in Scozia e in Irlanda.
Via anche l’altezza?
Addio, dunque, al dato biologico. Ma se vale questo principio, tuttavia, un domani potrebbe diventare superfluo indicare, per esempio, l’altezza. Qualcuno potrebbe non identificarsi nel proprio metro e settanta centimetri, ma preferirebbe averne una decina in più. Si sentirebbe discriminato a dover essere identificato sui documenti con un’altezza inferiore a quella da sé stesso percepita. Anche le sue esigenze andrebbero allora comprese e, chissà, anche assecondate. Di qui la domanda: a quando l’eliminazione di ogni dato personale (sesso, altezza, e così via) per dare alle persone «un po’ più di libertà di essere ciò che sono»?