Sbatti il mostro Pillon in prima pagina…

Accusato, condannato, assolto e ora di nuovo sotto torchio: eppure Simone Pillon ha solo mostrato a tutti quello che un’associazione LGBT+ ha mostrato a dei minorenni

Simone Pillon

Una storia senza fine, quella del senatore Simone Pillon della Lega. Ora gli tocca un nuovo processo di appello con l’accusa di avere diffamato l’associazione Omphalos di Perugia. La Corte di Cassazione ha infatti deciso di annullare la sentenza di assoluzione precedente, chiedendo che la vicenda venga riesaminata.

Sen. Pillon, come nasce il contenzioso con l’associazione LGBT+ Omphalos?

Sono stato querelato da Arcigay Omphalos Perugia per quanto ho dichiarato in alcune conferenze tenutesi nel 2014 e nel 2015 tra Assisi, Ascoli Piceno e San Marino, conferenze durante le quali, in realtà, mi sono limitato a mostrare i volantini distribuiti dall’Associazione stessa durante un’assemblea di istituto, appunto nel 2014. Quei volantini erano stati distribuiti ad alcuni studenti minorenni del liceo scientifico statale «Galeazzo Alessi», a Perugia appunto, senza che ne fossero stati preventivamente avvisati i genitori. Le famiglie avevano ricevuto unicamente l’avviso di una generica assemblea sul bullismo omofobico. Ma i volantini contenevano molto più di un messaggio diretto contro la discriminazione: in essi venivano elargiti consigli, con dovizia di particolari, su come gestire i rapporti sessuali tra due maschi o tra due femmine, su «come aumentare l’eccitazione della partner» e tanti altri dettagli non certo adatti a un pubblico di minorenni.

Era stato distribuito, poi, un altro opuscoletto, che era una pubblicità vera e propria al locale notturno «Be queer» di proprietà di Arcigay. Sul medesimo pieghevole si offriva ai ragazzini il servizio «Welcome group», una sorta di accoglienza speciale per chi si avvicinasse a tale realtà per la prima volta.

Omphalos mi ha pure accusato per avere definito «pornografico» quel materiale.

Poi cos’è successo?

Nell’aprile 2019 sono stato condannato in sede penale e mi è stato imposto un pesantissimo risarcimento di 30mila euro.

In seguito, però, la vicenda sembrava avere avuto una svolta positiva…

Sì, perché nel febbraio 2021 la Corte ha cancellato tutto, assolvendomi «perché il fatto non costituisce reato» e imponendo anzi, ad Arcigay, la restituzione di parte della somma da me nel frattempo versata a fronte di quell’ammenda.

Ed eccoci quindi alla novità di oggi? Come intende agire?

Non intendo certo mollare. Meglio che sia successo a me, che sono avvocato e senatore, piuttosto che a semplici genitori. Difenderò la libertà di espressione e di educazione fino alla Corte di Giustizia europea se necessario…

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