Last updated on Gennaio 10th, 2022 at 02:33 pm
Un bambino di due anni è morto annegato. Forse ucciso dalla sua mamma, che non ha retto all’angoscia. Forse perché, forse, affetto da autismo.
Tante incertezze, tanti dubbi.
Quello che è certo è che almeno su questa terra la vita di questo bambino non tornerà indietro. Neppure la vita della sua mamma, quali che siano le sue colpe, e non è compito nostro giudicarle.
Ciò che invece è così evidente da squarciare la coscienza è che fino a che la vita non sarà considerata (di nuovo?) un bene indisponibile. Fino a che qualcuno si sentirà in diritto di stabilire gerarchie e priorità nelle vite cosiddette degne di essere vissute, oppure no. Fino a che si penserà che sia legittimo sopprimere nel grembo materno chi fosse men che perfetto, in base a una qualche classifica non meglio identificata. Beh, sino ad allora è inutile fare le verginelle scandalizzate e sopraffatte dal dolore, che nulla c’entrano e non avevano capito.
Prima o dopo, se farla finita è giusto e lecito, si fa finita. Come se fossimo Dio.