Il 20 novembre 2009, una coalizione di oltre 150 importanti leader cristiani evangelici, cattolici e ortodossi ha rilasciato la Dichiarazione di Manhattan: Un Appello alla Coscienza Cristiana, con il suo lancio pubblico formale ampiamente notato il 1° dicembre. Redatto da Robert George, Timothy George e Charles Colson, il documento di 4.700 parole ha riaffermato con forza tre principi non negoziabili: la sacralità della vita umana dal concepimento alla morte naturale, il matrimonio come unione coniugale di un uomo e una donna, e la libertà religiosa come fondamento di una società libera.
Concepita come un limite invalicabile contro le crescenti pressioni secolari, ha dichiarato che i cristiani non potevano conformarsi a leggi che li avrebbero costretti a partecipare all’aborto, alla ricerca distruttiva di embrioni, al “matrimonio” tra persone dello stesso sesso o ad altre pratiche che violano la legge divina e naturale. I firmatari si sono impegnati ad accettare la disobbedienza civile, inclusa la prigionia, piuttosto che tradire queste convinzioni.
Nel giro di poche settimane, la Dichiarazione aveva raccolto oltre mezzo milione di firme ed è diventata una carta unificante per l’ala pro-vita e pro-famiglia del cristianesimo americano. Ha segnato uno degli sforzi ecumenici più significativi dalle guerre culturali degli anni ’70 e ha influenzato direttamente le successive battaglie sul mandato di contraccezione dell’HHS, le sentenze sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e le leggi sul ripristino della libertà religiosa.
