Pro Vita & Famiglia reagisce alla sentenza del Tribunale

Una sentenza shock e gravissima che legittima la fluidità sessuale, l'identità di genere

Dopo la sentenza del Tribunale di Trapani che riconosce il diritto di una persona transgender, nata uomo, di cambiare nome e identità di genere all’anagrafe senza la necessità di interventi chirurgici o terapie ormonali, Jacopo Coghe, il portavoce di Pro Vita & Famiglia, chiede al Parlamento di intervenire:

“Una sentenza shock e gravissima che legittima la fluidità sessuale, l’identità di genere e apre le porte alla discriminazione delle donne e ai rischi enormi per la salute fisica, sessuale, psicologica dei giovani, nonché è un abuso costituzionale, perché l’art. 101 stabilisce che i giudici sono soggetti alla legge. Permettere di cambiare identità senza intervento chirurgico né assunzione di ormoni e stabilire con una sentenza che l’organo sessuale maschile non rappresenta un impedimento alla percezione di sé come donna, significa infatti andare contro la legge e legittimare l’autoidentificazione e il cosiddetto ‘self ID.’ “

Lo stesso Coghe, poi continua: ” Un concetto anti scientifico e pericolosissimo, come dimostra la Carriera Alias nelle scuole, ma anche decine di storie che arrivano dall’estero, dove i paesi un tempo pionieri della transizione di genere, stanno ora facendo marce indietro a causa dei gravi danni per i giovani transgender. Figuriamoci quello che potrà accadere anche senza intervento chirurgico. Se una donna non è donna per i genitali non è dona, per gli ormoni non è donna per l’aspetto, perché è importante per il Tribunale riconoscere donna a questa persona? A che pro? Forse per mera ideologia? Il Tribunale ha pensato che chi viene riconosciuto come donna potrà quindi entrare liberamente in spogliatoi, bagni e luoghi privati e sicuri per il genere femminile? Potrà gareggiare nella categoria femminile degli sport? Potrà prendere di rientrare nelle quote rosa o nei concorsi riservati alle donne? Il Parlamento deve urgentemente intervenire per porre fine a questi abusi giurisprudenziali.”

Exit mobile version