Piccole Pelosi crescono

Il ministro Lamorgese abolisce «padre» e «madre» dalla carta identità

Genitori

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Last updated on Gennaio 29th, 2021 at 07:17 am

«Il Garante per la protezione dei dati personali ha rilevato che l’applicazione delle nuove disposizioni ha comportato notevoli criticità, in termini di protezione dei dati e di tutela dei minori, nei casi nei quali i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna, ora espressamente previste, ed ha rappresentato la necessità di adeguare le disposizioni al quadro normativo introdotto dal regolamento europeo in materia di trattamento dei dati personali».

Non senza fatica, da queste parole pronunciate ieri, mercoledì 13 gennaio, durante il question time alla Camera dei deputati si evince la voglia del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, di introdurre anche in Italia uno dei grandi sofismi del nostro tempo oramai orbo anche del più basico pudore semantico: essere genitori senza generare. Via, quindi, le dizioni «Padre» e «Madre» dai documenti dei minori, sostituite da «Genitori». Probabilmente divisi in «Genitore 1» «Genitore 2».

Mentre invoco a gran voce un test d’ingresso per chi voglia adire i vertici politici del Paese basato sull’uso appropriato della consecutio temporum, e medito di rilanciare il club del congiuntivo dell’insuperabile Sandro Ciotti, mi permetto un understatement alla matriciana: è una pagliacciata pazzesca.

Primo perché separare «padre» e «madre» da «genitori» è un nonsense totale. Si è padre e si è madre in quanto soggetti che generano (=genitori) una vita, e chi genera una vita ha di detta vita cura (dovere e diritto) come padre e come madre. La regola è questa.

Secondo perché, se invece che alla regola avesse voluto puntare alle eccezioni, per esempio suggerendo che non sempre il padre e la madre di un bambino sono anche i suoi genitori biologici, il ministro avrebbe anzitutto dovuto esplicitarlo, quindi avrebbe dovuto dire il contrario di ciò che ha detto. Ovvero mantenere proprio la dizione «Padre» e «Madre», e non quella di «Genitori». È infatti evidente che si possa essere padre e madre veri, nel senso forte e fortissimo di queste espressioni, senza però essere anche genitori biologici di una nuova vita: è il caso, bellissimo, dell’adozione di bambini in famiglie fondate sul matrimonio. Ma appunto il ministro avrebbe dovuto parlare allora di «soggetti esercenti la responsabilità paterna e materna non […] riconducibili alla figura dei genitori» e non di «soggetti esercenti la responsabilità genitoriale non […] riconducibili alla figura materna o paterna».

Terzo perché, se con il proprio ragionamento il ministro avesse mirato (com’è assolutamente probabile) a coinvolgere la pretesa di “avere” figli da parte di coppie omosessuali, sostituire «Padre» e «Madre» con «Genitori» è un abuso. Nelle coppie omosessuali, infatti, di genitori biologici, se va bene, ce n’è al massimo uno. Quindi l’uso del plurale «Genitori» sarebbe una menzogna, uguale l’uso di «Genitore 1» e di «Genitore 2». Qualunque cosa infatti se ne pensi, i figli si possono biologicamente avere soltanto attraverso unioni eterosessuali. Pertanto sempre e solo uno dei componenti di una coppia omosessuale potrebbe essere «genitore». Se quindi sulle future carte d’identità di un minore che vivesse sotto lo stesso tetto di una coppia omosessuale ci fosse scritto «Genitori», o «Genitore 1» e «Genitore 2», ci sarebbe scritto il falso al 50% o persino al 100%.

Il nostro Federico Cenci ha centrato il punto nel suo post su Facebook

«Il 15 ottobre 2020», ha aggiunto insomma il ministro in aula ieri, «è stata proposta una ulteriore modifica del decreto ministeriale del dicembre 2015 finalizzata a ripristinare nella disciplina di emissione della carta d’identità elettronica la parola genitori, in sostituzione di padre e madre, per garantire conformità al quadro normativo introdotto dal regolamento europeo e superare le problematiche applicative segnalate dal Garante dei dati personali. Il nuovo schema di decreto ministeriale ha già ottenuto il concerto del ministero dell’Economia e di quello della Pubblica Amministrazione, ed è in attesa del parere del Garante della protezione dei dati a seguito del quale sarà sottoposto all’esame della conferenza Stato-Città». Solo un piccolo grande scimmiottamento di quello che, con coraggio a scoppio ritardato, dopo anni di presidenza della Camera dei deputati degli Stati Unti d’America, ha pensato di fare qualche giorno fa Nancy Pelosi purgando il lessico ufficiale dell’aula. E purtroppo la crisi di governo apertasi ieri non fermerà questa pagliacciata/bugia.

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