Emmanuel Macron è stato rieletto presidente della Francia. Esultano i leader mondiali ed europei, nonostante la sua vittoria non sia stata proprio schiacciante: il presidente ha infatti ottenuto 18,7 milioni di voti, pari al 58,55% dei voti espressi, contro i 13,3 milioni, pari al 41,45%, conquistati dalla rivale Marine Le Pen, la “populista” che ha contro quasi tutto il mainstream.
Non un dettaglio, dunque, che porta a ripercorrere con la mente tutte le misure adottate dall’amministrazione Macron le quali evidentemente non lo hanno reso esattamente “popolare” agli occhi della gente, soprattutto nella misura in cui non dimostrano attenzione e interesse verso i problemi concreti dei francesi. Cahiers de doléances, quelli del suo popolo, piuttosto accantonati dalla sua agenda politica, che, in questi anni si è rivelata un “modello” quasi solo per quanto riguarda i presunti “diritti” delle lobby dell’aborto e dell’ideologia LGBT+.
Erede perfetto del Socialista François Hollande (che nel 2004 approvò i “matrimoni” gay) Macron, forse anche in vista delle elezioni presidenziali, dopo aver vietato scuole parentali e homeschooling, all’inizio dell’anno scolastico 2021, con la scusa di voler evitare il pericolo della radicalizzazione islamica, ma calpestando di fatto il diritto di scelta educativa dei genitori, ha si è reso protagonista di un affondo ulteriore alle prerogative di mamma e papà, imponendo di fatto l’ideologia gender.
È stato infatti il partito di Macron, La République En Marche, a proporre un disegno di legge, poi licenziato in via definitiva dal parlamento francese in gennaio, che vieta di fermare la transizione di genere nei bambini. Tuttavia il testo ha una formulazione talmente generica e ambigua che, di fatto, finirebbe per punire anche chi semplicemente sostenesse la realtà biologica della diversità/ complementarietà fra maschi e femmine. Inoltre, vietando a chiunque di opporsi alle terapie di conversione dei minori, impedirebbe qualunque percorso terapeutico per i bambini e per i ragazzi che soffrono di disforia di genere. Su questa scia nemmeno i genitori potranno impedire ai propri figli di sottoporsi a trattamenti chirurgici, e quindi invasivi, volti a modificarne l’identità sessuale. E la pena è ben tre anni di carcere e 45mila euro di ammenda.
Ma non finisce qui, perché gli inchini di Macron alle lobby cosiddette «arcobaleno» hanno portato il presidente ad approvare, appena due anni fa, una legge che consente la fecondazione artificiale per tutti, comprese le coppie lesbiche e le donne single, creando di fatto orfani di padre a tavolino.
Infine la sua agenda progressista non ha risparmiato nemmeno la vita nascente: in gennaio Macron ha pensato bene di “inaugurare” il semestre in cui la Francia avrà la presidenza dell’Unione Europea (UE), proponendo, durante la seduta plenaria nella sede di lavoro di Strasburgo, di inserire l’accesso libero all’aborto niente meno che nella Carta fondamentale dei diritti che contiene gli ideali su cui si basa la UE.
La rielezione di Macron, insomma, dopo 5 anni di abusi contro i princìpi non negoziabili, avrà anche fatto esultare molti protagonisti del proscenio politico internazionale e dato fiato alle trombe alla grancassa mediatica, ma è sicuramente una notizia cattiva per chi ha a cuore la tutela della vita nascente e della famiglia.