Last updated on Luglio 15th, 2022 at 11:59 am
I presidenti degli Stati Uniti d’America, del Paese più importante del mondo, non sono tutto, ma sono una cosa seria e vanno presi sul serio.
Anzitutto non bisogna scordarsi di ringraziare il presidente George W. Bush Jr. e il presidente Donald J. Trump per avere scelto, nominato e difeso quei giudici della Corte Suprema federale che, uno dopo l’altro, nel corso dei decenni, hanno così profondamente modificato l’assetto del massimo Tribunale del Paese da rendere possibile un sogno che, lungo mezzo secolo, avevamo colpevolmente iniziato a scambiare per un miraggio, allorché, il 24 giugno dei cavalieri di san Giovanni, quell’assise augusta che veglia sulla Costituzione federale ha chiuso il caso «Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization», cancellando la sentenza nel caso «Roe vs. Wade», stabilendo che fra le righe della Costituzione federale sta scritto quel che non c’è scritto e abrogò le leggi vigenti fino a quel momento nei diversi Stati dell’Unione, (emessa nel 1973 dallo stesso Tribunale, ma di altra composizione) che è costata la vita a 60 milioni di bimbi per i quali il grembo delle proprie mamme è diventato una tomba.
Poi bisogna tenere d’occhio il presidente Joe Biden, quello che dal giorno del proprio insediamento insegue il progetto di una legge del Congresso federale che non solo, come faceva la sentenza «Roe vs. Wade» del 1973, dichiari l’aborto “non-illegale” a livello federale, ma lo renda legge imposta a tutti, e che, per prepararsi alle elezioni dell’8 novembre al Congresso con cui sogna di ottenere la maggioranza politica parlamentare netta per farlo, ieri, 8 luglio, ha emanato un ordine esecutivo, il numero 14076, intimidatorio, un ordine esecutivo essendo il provvedimento presidenziale che indirizza le politiche esecutive delle agenzie governative.
«Intimidatorio» quell’ordine esecutivo di Biden perché intimidisce per la protervia, «intimidatorio» perché si impone su elettori e candidati, «intimidatorio» perché, con tono perentorio e imperioso, suggella la politica dell’arroganza: un assalto democratico e Democratico al Campidoglio in cui sta scritto che, mentre ci si adopera per ottenere la maggioranza politica che renda possibile la legge parlamentare sull’aborto, le istituzioni debbono «salvaguardare l’accesso ai servizi di salute riproduttiva, fra cui aborto e contraccezione», «proteggere la privacy dei pazienti e la loro possibilità di ottenere informazioni accurate», «promuovere la salute e la sicurezza di pazienti, fornitori e cliniche» e «coordinare l’implementazione degli sforzi del governo federale atti a proteggere i diritti riproduttivi e a garantire l’accesso alle cure mediche».
Il presidente Biden, il presidente cattolico Biden, che in tesi dovrebbe ascoltare il suo Papa secondo cui l’aborto è cosa da sicari, sta cioè facendo più di qualunque altro suo predecessore pur filoabortista per imporre l’aborto in ogni forma e sostanza agli Stati Uniti tutti, scialacquando tra l’altro i soldi dei contribuenti onde trasformare i funzionari pubblici in dispenser di preservativi e pillole da pornodive, e lo Stato in un customer service che indichi il corridoio giusto alle mamme che vogliano sopprimere il bimbo che portano dentro di sé, il tutto ripetuto quattro volte in maniera farraginosa a colmare quel fondale candido del sito web della Casa Bianca, che arrederà pure ma che un po’ spaventa comunque anche i più gretti e draconiani quando si arrossa di sangue.
Image source: Joseph Robinette Biden, photo by DonkeyHotey, licensed by CC BY 2.0