Nelle piscine USA dominano gli atleti trans

Sfida fra Iszac Henig e Lia Thomas: la prima è un'atleta donna che fa di tutto per essere uomo, la seconda il contrario

A novembre «Lia» Thomas, maschio, dell’Università della Pennsylvania ha fatto notizia battendo sia il record della scuola sia quello della Ivy-League nei 200 e nei 500 metri a stile libero di nuoto femminile.

Ma lo scorso fine settimana l’uomo è stato surclassato da Iszac Henig, una donna che si è sottoposta a trattamenti con ormoni maschili e cui è tuttavia ancora permesso nuotare nella squadra femminile all’Università Yale. Ma a meravigliare gli spettatori sono stati gli insopportabili festeggiamenti dopo la vittoria.

Nella competizione in cui si sono sfidate l’Università della Pennsylvania, Yale e l’Università di Dartmouth Henig ha vinto i 100 metri a stile libero con un tempo di 49,57 secondi. I media si stanno quasi tutti ora concentrando sul tempo registrato dalla Henig che è migliore di quello di Thomas per tre secondi, ma il punto è che la specialità della prima sembra essere lo sprint laddove invece il secondo miete primati su distanze più lunghe. Ora, la cosa più importante è che, mentre tutto ciò parrebbe suggerire che gli atleti maschio-femmina e femmina-maschio possano trovare successi eguali nello sport femminile, di fatto, nella confusione, le donne risultano perdenti in ogni caso.

Ciò che viene sottacciuto in diversi resoconti giornalistici è che, mentre la Henig dice di avere “ritardato” le terapie ormonali, ancora non è noto quanto esattamente le avrebbe ritardate. Il fatto che la sua transizione di genere sia oramai avviata ma ancora sia in corso suggerisce che probabilmente il corpo della donna contenga livelli di testosterone più elevati rispetto a quello dei suoi concorrenti femminili.

Inoltre Henig non ha intenzione di gareggiare in competizioni maschili contro uomini. In un articolo comparso su The New York Times in luglio ha ammesso che «dichiararmi trans mi ha messo in una posizione strana. Potevo o iniziare ad assumere ormoni per allinearmi maggiormente con me stesso o aspettare, compiere una transizione di tipo sociale e continuare a gareggiare in una squadra di nuoto femminile. Ho deciso per la seconda opzione. […] So quanto il contributo che do alla squadra valga e pure che la mia mascolinità non dipenda dal fatto che nelle mie vene scorra più o meno testosterone. Se non altro questo è ciò che cercherò di ricordare a me stesso quando indosserò il costume da bagno femminile pronto per la gara e il costume mi ricorderà un me stesso a cui non mi sento più legato».

20 anni, di Palo Alto, in California, Henig ha contribuito al primo posto ottenuto dalla sua squadra nella staffetta 400 a stile libero, veleggiando verso la vittoria nei 100 a stile libero. Ma è stata la buffonata cui ha dato vita dopo una vittoria nei 50 a stile libero che ha lasciato il pubblico in tribuna a bocca aperta. Sulla pedana dopo aver trionfato, la Henig ‒ che si è fatta rimuovere chirurgicamente il seno ‒ ha calato la parte alta del costume mettendo in mostra il petto con le cicatrici. Il genitore di uno studente dell’Università della Pennsylvania, che desidera restare anonimo, ha detto scioccato al DailyMail.com: «Non ero affatto preparato per una cosa del genere. È tutto sottosopra. Fatico a capire. La National Collegiate Athletic Association (NCAA) deve fare qualcosa, rimettendo la scienza nelle loro decisioni e nelle loro discussioni». Un altro genitore ha semplicemente dichiarato: «Un uomo ha appena distrutto la squadra femminile».

Il pubblico era però curioso di vedere cosa avrebbe fatto lo scorso week-end Lia Thomas, l’uomo che ha polverizzato i record dei 200 e 500 metri a stile libero in novembre. Ebbene, la sua vittoria nei 200 metri ha fatto registrare il secondo suo tempo più lento della stagione e la sua vittoria nei 500 ha fatto segnare un enorme lasso di 23 secondi oltre il tempo record che aveva totalizzato in precedenza. Alcuni spettatori, incuriositi, hanno detto al DailyMail.com che Thomas sembrava «procedere svogliato» e «a mala pena provarci».

Ora, l’Università della Pennsylvania e l’Ivy League sembrano avere fatto gli straordinari per cercare di tenere la situazione sotto controllo. Giovedì le due istituzioni hanno riaffermato pubblicamente il proprio sostegno a Thomas, affermando che l’atleta è in linea con le norme e con i regolamenti dell’NCAA.

Nel frattempo, sempre la settimana scorsa, è stato reso noto che un certo numero di compagni di squadra di Thomas aveva pensato di boicottarne la partecipazione alla gara, salvo poi fare marcia indietro perché preoccupati di essere etichettati come «transfobici» con il rischio di venire esclusi dal campionato Ivy League di febbraio. Per questo, l’Università della Pennsylvania ‒ e l’Ivy League ‒ , citando i protocolli CoViD, ha deciso di far svolgere l’ultima competizione giocata in casa della stagione a porte chiuse, vietando le tribune agli spettatori esterni.

All’inizio di dicembre Cynthia Millen, funzionario della USA Swimming per oltre 30 anni, si è dimessa per protesta contro il permesso concesso a Thomas di gareggiare contro donne, spiegando durante una puntata della trasmissione televisiva Tucker Carlson Tonight: «Per le donne dunque la questione è che loro non contano, quello che fanno non è importante e tutte queste butteranno le bimbe sotto a un autobus».

Il fatto, ha proseguito la Millen, «è che il nuoto è uno sport in cui corpi competono contro corpi, non identità contro identità. […] In questo modo tutto quanto vi è di bello nel nuoto viene distrutto».

Exit mobile version