Nel Regno Unito, allarme della politica per la sentenza della Corte Suprema USA

Come in Francia, anche Oltremanica alcuni parlamentari spingono per modificare la normativa, rendendo l’aborto un «diritto fondamentale»

Diana Johnson

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La decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America di ribaltare la sentenza Roe vs. Wade, che dal 1973 sino al 24 giugno scorso aveva fatto sì che l’aborto fosse considerato nel Paese nordamericano un “diritto” federale, ha scatenato reazioni isteriche simili al di qua e al di là della Manica.

In Francia, la Sinistra appoggia in toto il presidente Emmanuel Macron e si appresta a presentare almeno due disegni di legge che mirano a inserire addirittura nella Costituzione della République il diritto delle donne alla cessazione volontaria della gravidanza. Né la Destra ha espresso sentimenti molto diversi, limitandosi ad affermare che il pronunciamento della Corte statunitense neppure sfiora la legge francese che regolamenta l’aborto.

Nel Regno Unito Diana Johnson, deputato nella Camera dei Comuni del Partito Laburista, ha chiesto la convocazione di una seduta urgente e il 28 giugno ha interrogato il ministro degli Esteri per verificare se si intenda esercitare pressioni sull’Amministrazione Biden, per garantire l’accesso all’aborto sul territorio degli Stati Uniti.

Amanda Milling, deputato del Partito Conservatore, nell’occasione portavoce del ministero degli Esteri, dopo aver ricordato ai colleghi che la Corte Suprema USA si trova «in un’altra giurisdizione», ha però affermato per parte propria e del primo ministro Boris Johnson che la sentenza della Corte costituirebbe «un passo indietro».

Nel Regno Unito, ha continuato il deputato Milling, l’aborto deve essere considerato fra i «servizi sanitari essenziali», mentre Stella Creasy, deputato del socialdemocratico Labour and Co-operative Party, nel corso del dibattito ha chiesto se si intendesse presentare un emendamento al Bill of Rights, uno dei cardini del sistema costituzionale britannico, al fine di «proteggere, per ogni singola donna nel Regno Unito, il diritto della donna di scegliere».

Si sono attestati sul fronte opposto, invece, i parlamentari cristiani, fra cui Danny Kruger (Partito Conservatore), Carla Lockhart (Partito Unionista Democratico, DUP) e Jim Shannon (DUP), i quali hanno ricordato come siano da tutelare piuttosto il diritto alla vita e i diritti del nascituro.

Nel corso della settimana, la deputata laburista Rosie Duffield ha chiesto al vice primo ministro Dominic Raab (Partito Conservatore) se intendesse accettare l’emendamento al Bill of Rights, finalizzato a «sancire per legge il diritto di scelta della donna».

«La posizione sull’aborto», ha risposto il vice primo ministro, «è regolata dalla legge britannica ed è decisa dagli onorevoli deputati, riuniti nella Camera al completo», per poi aggiungere che «è una questione di coscienza e non credo che vi sia un motivo forte per il cambiamento».

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