Mons. Sanguineti definisce «pericoloso» il «Ddl Zan»

«Si vuole costruire un mondo illiberale, dove il potere è nelle mani del più forte»

Il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti

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Last updated on Luglio 30th, 2020 at 03:58 am

«Il re è nudo», grida il bambino della celebre fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen (1805-1875), squarciando il cielo di carta del politicamente corretto. E così è anche oggi: tra silenzi inconsapevoli e applausi comandati, si levano voci alternative che lanciano l’allarme contro il nuovo pensiero unico. Voci come quella del vescovo di Pavia, mons. Corrado Sanguineti, che pochi giorni fa ha firmato un lungo editoriale sul settimanale della diocesi, il Ticino, per sollecitare la riflessione e la reazione di fronte al disegno di legge contro la cosiddetta «omo/transfobia».

«Il ddl Zan è una legge ambigua e pericolosa», dice mons. Sanguineti a “iFamNews, «basata su un’immagine libertaria e individualista dell’uomo. Si vuole costruire un mondo illiberale, dove il potere è nelle mani del più forte. Ma se la libertà non è unita alla verità, rimangono solo amarezza e solitudine nel cuore dell’uomo».

Eccellenza, più volte i firmatari del disegno di legge hanno negato il pericolo del reato di opinione. Eppure lei ha scelto di intervenire sulla scia di un comunicato decisivo della Conferenza episcopale italiana (CEI). Perché?

Questa legge, per come è stata scritta, lascia ampia libertà d’interpretazione a esponenti del mondo LGBT+ e magistrati nel decidere cosa sia propaganda e istigazione, consentendo l’avvio di cause giudiziarie che mirano a tacitare il pensiero libero. In Italia si assiste già a episodi in cui persone con un’impostazione ideologica estremizzata assumono atteggiamenti violenti e intolleranti. Pensiamo alle manifestazioni delle Sentinelle in Piedi: insultate mentre semplicemente leggono un libro in piazza. Si pensi poi a quanto è accaduto a Lizzano: senza entrare nel merito della preghiera organizzata, il fatto che il parroco abbia dovuto chiamare le forze dell’ordine per tutelare i fedeli deve far riflettere. Anche Cesare Mirabelli, già presidente della Corte Costituzionale, ha detto che non è necessaria una legge ad hoc. Ritengo dunque fondata la preoccupazione della CEI: nonostante quello che afferma l’on. Alessandro Zan, questa legge è inutile, ambigua e pericolosa.

Che visione di società si staglia dietro questo disegno di legge?

Nessuno giustifica atti discriminatori verso scelte che si possono non condividere, ma che non debbono far venire meno il rispetto della dignità cui ogni persona ha diritto proprio in quanto persona. Questa legge tende però a privilegiare una visione della sessualità in cui è normale la dissociazione tra il sesso e l’orientamento di genere, orientamento che ognuno pensa di poter assumere semplicemente in base alla percezione che ha di sé. Questo ha pure una ricaduta sociale: i legami si fanno sempre più fragili e labili, perché sono fondati semplicemente su ciò che uno “sente”. I dati dell’ISTAT sulla natalità e le ricerche che parlano di giovani che non vogliono creare una famiglia sono un altro campanello d’allarme: non si intravede solo una paura economica, c’è invece l’idea che la vita sia un continuo esperimento di sé. Anche dal punto di vista sessuale, uno si sperimenta in base a come si sente, giorno per giorno. Ma questo è devastante, perché significa destrutturare la famiglia come realtà naturale fondata sull’irriducibile differenza sessuale, costruendo una società sempre più individualista e labile, una società sempre più sterile. Dietro questa impostazione c’è un’immagine di uomo molto libertaria e individualista, che alla fine credo lascerà tanta amarezza e vuoto nel cuore.

Il ddl Zan prevede anche l’istituzione di una Giornata contro l’omotransfobia. Lei ha scritto che questa giornata servirà a diffondere la nuova visione dell’uomo e a renderla «dolcemente imposta come pensiero unico». Cosa intende dire?

Perché una giornata solo contro questa forma di discriminazione? Pensiamo alle sofferenze del mondo adolescenziale, per esempio rispetto alla forma fisica: perché non una giornata per queste situazioni? Già oggi, talvolta, l’educazione sessuale è usata per portare avanti battaglie ideologiche all’interno delle scuole. La giornata sarebbe ovviamente affidata in esclusiva a gruppi LGBT+, e in altri Paesi ci sono già esempi di questo genere: la giornata e i corsi per l’inclusione diventerebbero una forma di imposizione di un certo pensiero, il pensiero unico. Nel ddl si prevede inoltre che, per chi viene riconosciuto colpevole di atti discriminatori, tra le pene possibili, oltre al carcere, ci siano esperienze di rieducazione e volontariato obbligatorio da svolgere all’interno di associazioni LGBT+.

La Chiesa è intervenuta più volte sul tema della libertà, vincolando sempre la libertà alla verità…

Il magistero della Chiesa ripete da anni che se si immagina la libertà come la possibilità di disporre di sé in modo svincolato dalla realtà il rischio è che non ci siano più criteri. Il desiderio diventa un diritto da affermare e da far riconoscere. Si arriva così alla frammentazione della società: una giungla di desideri che diventano diritti da garantire e da riconoscere. Diviene assoluto il proprio modo di percepire e vi è qui il pericolo di un nuovo totalitarismo. Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005), nell’enciclica Centesimus Annus del 1991, scrive: «Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo» (n. 46). Anche Adolf Hitler (1889-1945) è salito al potere attraverso elezioni democratiche, non dimentichiamolo. Papa Benedetto XVI ha parlato poi, in numerosi discorsi e testi, della «dittatura del relativismo». L’ultima misura, l’orizzonte al quale tendere, è il proprio io, con le voglie e i desideri. Si genera così una dinamica dove vince il gruppo che ha più potere d’influenza sulla società, mediante la comunicazione e l’informazione. Papa Francesco ha affrontato il tema con espressioni molto forti, definendo questo fenomeno una vera e propria «colonizzazione ideologica». Ci sono Paesi ai quali già oggi vengono concessi aiuti economici alla condizione di accettare prospettive ideologiche e introdurre leggi che favoriscano le teorie del gender. Ma un mondo in mano a poche lobby che impongono il pensiero unico è un mondo illiberale, un mondo dove, in nome della libertà assoluta, si diventa schiavi di un potere nuovo. Un potere forse non apertamente violento come il nazionalsocialismo o come il comunismo, ma violento in maniera subdola, perché tocca e manipola il nucleo più profondo dell’umano: le esperienze fondamentali dell’amare, del generare, del costruire rapporti e relazioni.

Il magistero allora è stato profetico. Ma perché questa insistenza della Chiesa anche a livello di dibattito pubblico?

Perché la Chiesa tiene all’uomo. La Chiesa, come diceva san Giovanni Paolo II, ha due vie: Cristo e l’uomo. La Chiesa vive per dare testimonianza a Cristo e al suo Vangelo, e proprio nel Vangelo si manifesta la grande dignità dell’uomo, essere amato e prezioso per Dio: sulla via che va da Cristo all’uomo la Chiesa non può essere fermata da nessuno. Qui può trovare tantissimi alleati, perché avere a cuore la verità, la dignità e la libertà autentica dell’uomo dovrebbe essere qualcosa che interessa a tutti. Chiunque vuole il bene dell’uomo, chiunque vuole vivere in un mondo a misura d’uomo, può ritrovarsi insieme.

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