Mi scusi, presidente

Lettera di un’ostetrica alla Federazione degli ordini

Piedini di un neonato fra le mani

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Last updated on aprile 28th, 2021 at 02:31 am

Rachele Sagramoso è un’ostetrica, madre di sette figli. Rachele ama parlare e scrivere dei temi che attengono alla professione, sia sul proprio blog sia in altri luoghi, e anche per “iFamNews”. Lo fa approfonditamente e appassionatamente, toccando argomenti cruciali: la regolazione della fertilità tramite i metodi naturali, la gravidanza, l’allattamento, l’educazione sessuale dei più giovani, purtroppo l’aborto.

Rachele Sagramoso qualche giorno fa ha indirizzato una lettera aperta al presidente della Federazione nazionale degli Ordini della professione di ostetrica, ai presidenti degli ordini locali, ai consiglieri nazionali e locali e a tutti gli iscritti agli ordini, per commentare il documento Sentinelle della salute bio-psico-sociale dell’universo donna e famiglia, diffuso dalla Federazione stessa con la funzione di codice deontologico della professione di ostetrica.

Più che una lettera, è possibile considerare il suo scritto un vero e proprio saggio, che condensa tanto, tantissimo di ciò che attiene oggi alla salute sessuale e riproduttiva: quella vera, però, «completa», come afferma l’autrice stessa, non quella contrabbandata dal pensiero unico diffuso ormai ovunque, dalle scuole ai media agli studi medici, e che pare sponsorizzare esclusivamente la mentalità contraccettiva e abortista.

Nella sua lettera aperta l’autrice tocca il tema fondamentale della denatalità, definita a ragione un’emergenza socio-sanitaria nel nostro Paese, quello della medicalizzazione della salute della donna «anche in caso di fisiologia della gravidanza», infine il tema dell’empowerment o meglio del disempowerment delle donne, pur nelle condizioni attuali di potenziale iperconnessione a qualsivoglia fonte di informazione autorevole, rispetto al proprio corpo e alla sessualità.

«Le donne non si conoscono. Non possiedono un grammo di consapevolezza sul funzionamento del loro corpo, soprattutto a causa del fatto che la scuola è delegata della formazione dal punto di vista della salute sessuale, e i genitori sembrano non essere assolutamente desiderosi di compiere il loro lavoro di educatori dei figli fino in fondo». Così scrive la Sagramoso all’inizio del suo lungo testo e potrebbe quasi fermarsi qui, perché tutto è già detto in queste poche parole.

L’autrice però naturalmente continua e sottolinea come questa non conoscenza di sé da parte delle donne, cui si aggiunge quella da parte degli uomini, sia alla base del disagio psicologico e fisico specialmente di tante giovani, incapaci di gestire la propria sessualità in maniera consapevole, per un motivo molto semplice: nessuno l’ha loro insegnato. Né la scuola, né un medico o un’ostetrica, tanto per rimanere aderenti al punto di partenza, né le famiglie, che tendono anzi a delegare il più possibile all’esterno la questione spinosa dell’educazione sessuale dei ragazzi.

E la Sagramoso lo qualifica infatti come un problema educativo, richiamando l’attenzione dei colleghi e delle colleghe sulla fluidità, sulla liquidità dei rapporti familiari e intergenerazionali che oggi vigono anche nel nostro Paese, con genitori «adultescenti», che prolungano cioè all’infinito la propria adolescenza, incapaci di assumersi la responsabilità di educare, e figli e figlie che adolescenti lo sono davvero e si ritrovano senza sponde e senza argini a fare i conti con se stessi e con gli altri.

In questo panorama francamente sconfortante, la figura dell’ostetrica come «sentinella del benessere della salute bio-psico-sociale dell’universo donna e della famiglia» dovrebbe allora spiccare per buon senso e senso di cura, occuparsi davvero di questo benessere, laddove invece troppo spesso si limita a “gestire” semplicemente il frutto della mancanza di educazione sessuale vera, cioè una gravidanza cosiddetta “indesiderata”. Inutile compiacersi dei dati, che vedono in Italia un calo degli aborti chirurgici, se contemporaneamente dati paralleli evidenziano come invece sia divenuta ordinaria amministrazione anche fra le giovanissime l’uso di ciò che è definito contraccezione d’emergenza e che è invece utilizzo di farmaci abortivi: il levonorgestrel (Norlevo), la pillola del giorno dopo, e l’ulipistral acetato (EllaOne), la pillola dei 5 giorni dopo.

Rachele Sagramoso ne fa una questione deontologica, anzi, di più: parla di «vocazione, missione professionale». I lettori potranno trovare negli articoli riportati di seguito il suo punto di vista, sempre lucido e approfondito, sui temi che le sono cari.

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