Malta, dove la legge “anti-discriminazione” censurerà le scuole cattoliche

La denuncia dell'ex Commissario europeo Tonio Borg, la reazione dei vescovi, la levata di scudi delle associazioni dei genitori

Banco scolastico con cancelleria colorata

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Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:00 am

Le nuove leggi sull’uguaglianza che il parlamento di Malta sta discutendo da maggio imporrano il bavaglio alle scuole cattoliche.

Lo ha denunciato l’ex ministro ed ex Commissario europeo alla Salute, Tonio Borg, con una lettera aperta, precisando che la nuova legge non prevede «l’obiezione di coscienza, ma peggio ancora non è previsto il diritto delle Chiese di gestire le proprie scuole secondo il proprio ethos». Dunque, «cosa succederebbe se le scuole gestite della Chiesa insegnassero quel che il cattolicesimo dice sulla libertà, sull’inizio biologico della vita, sulla sviluppo degli eventi storici, sulla definizione del matrimonio tradizionale al di fuori delle ore di religione?, per non parlare della ridicola disposizione in base alla quale solo i simboli religiosi “di valore culturale” sono esenti dalle disposizioni previste dalle norme sull’antidiscriminazione. Significa che i simboli che, sebbene religiosi, non abbiano un valore culturale possono essere falcidiati dalle azioni legali delle lobby progressiste che li considererebbero offensivi verso chi non professa alcuna religione».

In marzo la Conferenza Episcopale maltese, assieme a una nutrita squadra di giuristi, avvocati e docenti dell’isola, aveva presentato ufficialmente al governo Socialista un position paper in cui si smascherano i “buoni propositi” anti-discriminazione che vengono artatamente trasformati in censure alla libertà di religione, educazione e informazione sia della Chiesa sia in tutti i settori della vita sociale.

Mentre dunque prosegue la discussione sulla proposta di legge, sostenuta dai Socialisti di governo e (indirettamente) dal Commissario europea, maltese e socialista, Helena Dalli, nota per l’impegno a favore dell’ideologia LGBT+, anche uno degli indiscussi leader pro life maltesi, Miriam Sciberras, ha accusato governo e maggioranza di voler imporre per legge una “dittatura della minoranza”, attraverso norme che privano i cittadini di fondamentali.

E il 5 luglio, sul quotidiano più diffuso dell’isola, Times of Malta, un centinaio fra scuole d’ispirazione religiosa e associazioni di genitori hanno nuovamente indirizzato al governo e ai Socialisti una protesta nettissima.

«“Potremmo non essere più in grado di preparare il futuro per i nostri figli, ma possiamo almeno preparare i nostri figli per il futuro”, ha detto una volta Franklin D. Roosevelt», si legge nella loro lettera aperta. «È ciò che ci sforziamo di fare ogni giorno da genitori: preparare i nostri figli al futuro, insegnando loro quei valori cristiani che li rendano capaci di cercare la giustizia e promuovere il bene comune. Siamo tutti chiamati a garantire il riconoscimento della dignità personale, senza distinzioni di razza, sesso, nazionalità, religione o condizioni sociali. In quanto genitori cattolici, è un principio cardine della nostra fede e della nostra missione. Per questo appoggiamo le leggi che promuovono l’uguaglianza e che prevengono le discriminazioni, come la Legge n. 96, altrimenti nota come legge sulla parità. Tuttavia abbiamo grande timore che, così come esso è formulato adesso, il disegno di legge discrimini le scuole gestite dalla Chiesa e neghi il diritto dei genitori di scegliere l’educazione cattolica per i propri figli. Il disegno di legge ha lo scopo di promuovere la diversità, ma sfortunatamente la sua formulazione attuale nega il diritto alla libertà di espressione e di credo, e il diritto di scelta dei genitori in ambito educativo. In specie sono alcune clausole di questa legge a destare grave preoccupazione in noi genitori e negli educatori cattolici. In primo luogo la Legge 96 limita la libertà delle scuole di assumere insegnanti che si riconoscano nell’etica cattolica. L’unica eccezione sono i docenti di religione. Quanto agli altri non è necessario che sposino i valori e il credo cattolici. Si tratta di una clausola indebitamente restrittiva».

Lo spettro di ciò che sta accadendo nella vicina Malta serva insomma per mettere qualche sano dubbio in più  in chi ora sta in Italia discutendo di “antiomofobia”.

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