Last updated on Maggio 19th, 2020 at 05:07 am
Nel mese di marzo, nei giorni più drammatici della lotta al coronavirus in Italia, la Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia (SIOOT) ha messo a disposizione gratuitamente apparecchiature per la produzione di ossigeno/ozono alle varie strutture ospedaliere che avevano e hanno in cura i pazienti colpiti dal CoViD-19. In quella occasione abbiamo intervistato il prof. Marianno Franzini, fondatore e presidente della SIOOT. Oggi cerchiamo di tirare qualche prima somma sull’uso dell’ozono nella lotta contro l’epidemia.
Professore, quali sono i risultati dell’utilizzo dell’ozonoterapia nei 15 ospedali che hanno impiegato questa metodica come supporto nelle cure degli ammalati di CoViD-19?
I
risultati sono straordinari, molto superiori alle aspettative. Quando, a fine
gennaio, abbiamo iniziato a pensare di utilizzare l’ozono per contrastare la
malattia, conoscevamo le qualità battericide e viricide dell’ozono. Tutti i
pazienti con polmoniti interstiziali che avevamo trattato erano guariti grazie
all’apporto dell’ozono. A distanza di circa un mese da quando i primi ospedali
in Italia hanno iniziato ad utilizzare l’ozono per i malati di CoViD-19 abbiamo
i risultati di 73 pazienti trattati con il protocollo di cura della SIOOT. La
percentuale di malati migliorati e guariti dopo l’utilizzo dell’ozono è del 94%
tra quelli non intubati, e dell’84% per quelli intubati e in terapia intensiva.
Sono sempre di più le persone che stanno raccontando alla stampa nazionale e
internazionale di essere sopravvissute solo grazie alla cura con
ossigeno-ozono.
Dagli esami ematoclinici fatti sui 73 pazienti trattati con ozono emerge una
riduzione della temperatura corporea da 38° a 36,5° in due soli giorni e la
normalizzazione della frequenza cardiaca. Inoltre la PCR, sempre nel giro di
pochi giorni, si riallinea alla normalità; i pazienti che presentano un valore
del didimero, mediamente alto ma non altissimo, riescono a rientrare nella
norma. Se il CoViD-19 viene aggredito entro i primi tre giorni di positività, a
casa o già nel ricovero ospedaliero, avrà un’evoluzione clinica senza
complicanze; e anche se fosse già stato colpito da una miocardite iniziale, l’evoluzione
andrà decisamente verso un miglioramento della funzione cardiaca.
L’ozonoterapia sta suscitando grande interesse. Da chi siete stati contattati e chi ha cominciato ad applicare tale terapia?
In Italia sono quindici gli ospedali che hanno adottato il nostro protocollo di cura e le macchine da noi indicate per il trattamento dei malati. Grazie alla richiesta che abbiamo fatto all’azienda produttrice, le macchine sono state concesse in comodato d’uso, cioè praticamente gratis. Con protocolli simili al nostro almeno altri tre ospedali hanno iniziato a curare i pazienti affetti da CoViD-19 con l’ozono. Poi abbiamo avuto conference-call con colleghi degli Stati Uniti d’America, del Brasile e del Perù. Ci hanno scritto medici dal Sudafrica, dall’Ecuador e da una decina di altri Paesi. In Spagna, al Policlinico Nuestra Señora del Rosario di Ibiza, hanno iniziato il trattamento con successo. In Romania l’ozonoterapia è stata riconosciuta dal Societatea Română de ATI, l’Autorità medica nazionale, come pratica utile per curare i malati di coronavirus. In Brasile è stata anche presentata una proposta di legge affinché si possano curare con l’ozono tutti i malati di CoViD-19 ricoverati in ospedale. E sono trascorsi appena 40 giorni dall’inizio delle sperimentazioni….
Ci sono le reazioni del mondo scientifico?
Sì. La European Review for Medical and Pharmacological Sciences ha pubblicato un lavoro che illustra come l’ozonoterapia, applicata con protocollo SIOOT, riesca a contrastare il virus: Potential mechanisms by which the oxygen-ozone (O2-O3) therapy could contribute to the treatment against the coronavirus COVID-19. Ne sono autori Luigi Valdenassi, Marianno Franzini, Giovanni Ricevuti, Luca Rinaldi, Umberto Tirelli.
La Regione Veneto vuole applicare l’ozono anche nella prevenzione contro l’epidemia. In che modo?
Il governatore Luca Zaia ha annunciato l’utilizzo dell’ozono per i malati da CoViD-19, ma sinceramente non saprei dirle quali siano gli ospedali e quali i risultati.
Lei sottolinea l’importanza dell’ozono nella disinfestazione degli ambienti ospedalieri, particolarmente nei centri di rianimazione e negli ospedali per malattie infettive. Ma nei tempi dell’epidemia quali altri ambienti dovrebbero essere ozonizzati per ridurre i rischi?
Per garantire la sicurezza e la salute delle persone, per impedire che il virus si diffonda, c’è bisogno di sanificare tutti gli ambienti. In questo contesto l’ozono è il disinfettante più efficiente: lo sostiene l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un documento in cui analizza i metodi migliori per la sanificazione dell’acqua. Il documento dell’OMS spiega i limiti che presenta invece il cloro, il quale, secondo una ricerca dell’International Agency for Research on Cancer, avrebbe effetti cancerogeni sugli animali, e conclude che l’ozono è il disinfettante più efficace per disattivare tutti i tipi di microrganismi.
Nel 2001 anche la Food and Drug Administration, organismo del ministero della Salute degli Stati Uniti, ha classificato l’ozono come «Generally Recognized As Safe», vale a dire in genere sicuro per la salute umana, liberalizzandone l’impiego come agente antimicrobico nei processi produttivi degli alimenti.
Nella circolare n. 24482 del 31 luglio 1996, il ministero italiano della Salute indica l’ozono come «presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, ecc., e infestati da acari e insetti, ecc.». Per la sua considerevole capacità ossidante, l’ozono è in grado di danneggiare membrane e pareti cellulari, in modo da ripulire aria e acqua da muffe, lieviti, batteri spore e virus. A differenza dei disinfettanti classici, che rilasciano residui inquinanti, l’ozono si decompone in ossigeno, e ciò rappresenta un enorme vantaggio sia per l’ambiente che per la salute evitando ogni tipo di effetto collaterale.
Dal punto di vista delle conoscenze scientifiche, come ha ricordato di recente la dott.ssa Maria Manuela Russo, vicepresidente dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari di Campania e Lazio, l’ozono è un potente antivirale: la sua percentuale di inattivazione dei virus è del 99,99%, se si effettua una sanificazione di 4 minuti con un tasso residuo di gas di 0,3ppm (particelle per milione), cosa che garantisce, tra l’altro, la depurazione e la sterilizzazione assoluta da tutti gli inquinanti presenti nell’aria, negli impianti di condizionamento e nei relativi canali di aerazione. E questo vale per tutti i virus, indistintamente.
L’on. Claudio Pedrazzini è guarito dal coronavirus grazie all’ozono…
È stato il primo parlamentare italiano risultato positivo al CoViD-19. Proviene dalla zona di Lodi, quella dove si è sviluppato un focolaio terribile della malattia. Appena avuto l’esito positivo del tampone, conoscendo le proprietà dell’ozono, Pedrazzini mi ha contattato e io l’ho curato a domicilio, con Grande autoemoinfusione (GAE). All’inizio stava male. Per cinque giorni ha avuto la febbre superiore a 38 gradi, aveva difficoltà a respirare e la mattina aveva la sensazione che gli mancasse il fiato. Con l’ozono è migliorato subito e in appena nove giorni è ritornato in ottima forma. Ha ripetuto i tamponi ed è guarito.