Non si occupa, «iFamNews», di spettacoli in quanto tali e di per sé. Quindi le giacche con glitter del conduttore «Ama» Amadeus o lo show iniziale dell’amico Rosario Fiorello non saranno un tema di cui si parlerà qui.
Di Gianluca Gori/«Drusilla Foer» e di Ornella Muti, ad affiancare «Ama» in un paio di serate, invece, si è già parlato per la solita propaganda cui si sono prestati.
La settantaduesima edizione del Festival della Canzone italiana di Sanremo, oggi alla seconda puntata, potrà certamente far parlare di sé per la qualità più o meno elevata delle esibizioni artistiche dei partecipanti oppure per i gossip o per le trovate pubblicitarie che autori e ideatori proporranno, facilmente borderline allo scopo di «épater le bourgeois» con espedienti modesti sfruttati apposta per “scandalizzare i benpensanti”. Seni esibiti per le donne e make-up luciferini per uomini inclusi, non vi è proprio nulla di nuovo.
Colpisce, piuttosto, il trattamento riservato dai media a una della co-conduttrici del Festival dei fiori. Pare che non sia rispettoso chiamarle vallette, ma giustamente in merito a tale questione è più corretto attendere la conclusione delle cinque serate e, eventualmente, se ne darà il giudizio che il ruolo che rivestiranno meriterà.
Si parlava, invece, di Lorena Cesarini. Trentacinque anni, madre senegalese e padre italiano, attrice, Lorena Cesarini è nata a Dakar, in Senegal, e vive a Roma da quando era piccolissima. Bella, laureata, brillante, è nota al pubblico televisivo per aver interpretato il personaggio di Isabel, una prostituta, poi fidanzata del protagonista della serie Suburra, trasmessa sulla piattaforma TV on demand Netflix in tre stagioni e 24 puntate.
Come si legge sul quotidiano Il Giorno, sul palco del Festival «molto probabilmente, Lorena parlerà di integrazione. Il suo sarà un monologo su un tema “su cui l’Italia è ancora molto indietro”. L’attrice romana ha spiegato di aver imparato a convivere con gli haters che l’attaccano sui social per il colore della sua pelle».
Per Il giornale d’Italia, ugualmente, «l’attrice salirà sul palco portando un monologo sull’integrazione. Si tratta di un argomento che riguarda Lorena da vicino. Lei stessa ha infatti raccontato di aver imparato a convivere con gli haters che purtroppo la attaccano per il colore della sua pelle. “Affronterò il Festival a testa alta”, ha commentato»
La rivista Elle qualche giorno fa affondava: «”Devo ancora confrontarmi con gli autori ma vorrei portare a Sanremo un monologo con cui affrontare un tema a me caro: l’inclusione. È ancora una sfida purtroppo, e lo dico a malincuore. È sorprendente che sia una questione di cui discutere in Italia, unico Paese europeo ancora così indietro su questi temi”. Di certo, dopo tutti gli insulti ricevuti, arriva sul palco dell’Ariston senza temere più di tanto le critiche: “Ho già letto diluvi di commenti e di odio sui social soltanto perché sono nera”».
Non vi è motivo di dubitare della sincerità della Cesarini quando afferma di essere o essere stata vittima di razzismo. Né del suo diritto di parlarne e sensibilizzare l’opinione pubblica a questo proposito. E però viene da pensare che l’attrice sia oggi vittima di un razzismo “al contrario”, quello di chi l’ha scelta e soprattutto la sbatte in prima pagina proprio perché è nera. O di colore. O come il politicamente corretto chiede che sia definita una donna, per altro come si è detto bella, intelligente e di successo, nata da una mamma senegalese e da un papà italiano.
Questo “razzismo al contrario” spersonalizza la persona e la strumentalizza, la riduce a una bandiera di istanze che per quanto legittime non le riconoscono la dignità insita in ogni essere umano proprio in quanto essere umano. Lorena Cesarini rischia di non essere scelta e apprezzata per i propri meriti, insomma, ma per i demeriti degli altri: quelli che i meriti non glieli vorrebbero riconoscere, perché è una donna di colore.
Il terreno è scivoloso, ma sarà certamente interessante ascoltare cosa dirà e come ne parlerà dal palcoscenico questa sera, se deciderà di farlo.