La vergogna dei cattolici pro Biden e Harris

Come possono preferire i profumati Biden e Harris abortisti ai puzzoni Trump e Pence pro life?

Last updated on Dicembre 9th, 2020 at 04:48 am

Sta andando in onda, adesso, uno spettacolo raccapricciante: il plauso, l’entusiasmo di una certa parte, anche autorevole, del mondo cattolico italiano per Joe Biden. Premesso che il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti d’America li elegge il Collegio elettorale che si esprimerà, come da Costituzione federale, il lunedì successivo al secondo mercoledì di dicembre degli anni pari ogni quattro (Art. 2), quindi quest’anno il 14 dicembre, e al netto dei conteggi di voto che si possono richiedere ogni qualvolta la differenza percentuale tra i due primi candidati di un determinato Stato dell’Unione sia inferiore all’unità, nonché dei possibili brogli e dei conseguenti ricorsi, il darsi di gomito e lo spellarsi le mani è come minimo fuori luogo.

Lo è in ogni caso, ma lo è particolarmente per chi, come i cattolici, non sono tali perché decidono di esserlo come si decide di tifare per la Roma o si preferiscono gli spaghetti al risotto, ma perché si è ricevuto il battesimo e si sceglie di onorarlo anche pubblicamente aderendo anche pubblicamente alla dottrina espressa per esempio rotondamente nel magistero e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, dottrina cattolica perché cristiana e naturale. La libertà non viene mai meno nemmeno nei cattolici, anzi; ma è chiaro che se uno si dice cattolico, tale si dice in riferimento a quelle fonti incontrovertibili della identità che professa. Va di moda, nel nostro mondo, sentire e vedere non cattolici che vorrebbero insegnare alla Chiesa Cattolica cosa fare e cosa dire, persino cattolici senza Papa, ovvero cattolici che vorrebbero una Chiesa Cattolica che smettesse di fare la Chiesa Cattolica per trasformarsi in succursale di questa ideologia, in agenzia di quel partito, in ambasciata di quel potere. Esattamente quello che molti non cattolici vorrebbero la Chiesa Cattolica facesse. Per questo dà dolore e rabbia vedere cattolici che si definiscono tali agendo in aperta contravvenzione rispetto a quanto il magistero e il Catechismo della Chiesa Cattolica affermano. Biden, per esempio.

Disclaimer

Si tratta, esplicitamente, di un problema del mondo cattolico, e quindi un lettore di “iFamNews” potrebbe chiedersi perché “iFamNews”, che non è una testata confessionale, se ne occupi. Questa testata se ne occupa perché il problema non è affatto solo cattolico, tanto quanto occuparsi delle elezioni del Paese più importante, influente e potente del mondo non è affatto fuori luogo, in primis quando quelle elezioni c’entrano direttamente con le tematiche di cui, statutariamente, “iFamNews” si occupa.

Non è solo un problema cattolico, perché lo spettacolo dato da cattolici che disobbediscono al cattolicesimo per incensare un Biden cattolico che fa il contrario del cattolicesimo su questioni dirimenti è uno spettacolo raccapricciante per tutti, e a maggior ragione lo è perché getta scandalo, non solo fra i cattolici, ma pure all’esterno. I non cattolici potrebbero infatti ricavarne l’impressione eretica che si possa essere cattolici a prescindere dal cattolicesimo, e questa è una notizia ghiotta che, giornalisticamente parlando, non conosce barriere confessionali.

In più la questione è d’interesse anche per i non cattolici, giacché i cattolici che plaudono a Biden lo fanno sottolineando proprio l’essere cattolico sia di Biden sia di sé. A questo punto il giornalista che coabita nel direttore di “iFamNews” ha sul desco tante di quelle notizie giornalisticamente ghiotte che sarebbe un lavativo seriale se le bucasse.

Who’s Who

“iFamNews” si occupa di difesa della vita umana innocente (aborto, eutanasia, bioetica), famiglia naturale (divorzio, femminismo, gender), libertà religiosa (persecuzione dei cristiani e diritto di ogni persona alla verità), quindi di libertà di educazione, stupefacenti, sessualità, e quant’altro direttamente e indirettamente c’entri. Si occupa a volte anche di altre tematiche, ma sempre nella misura in cui esse intersecano i nostri temi principali, e comunque da quell’angolatura.

Le nostre argomentazioni su questi temi si sforzano sempre di essere di natura razionale, non confessionale. Diamo cronaca anche del dato religioso perché in questo caso il dato religioso è (mi si permetterà il riduzionismo della formula, ma è per capirsi) una fattispecie dell’argomentazione di natura razionale.

Quanto al cattolicesimo, il magistero e il Catechismo della Chiesa Cattolica sono, su questi temi (e su altri), chiarissimi, costanti, inamovibili, al netto dei modi delle espressioni che cambiano gioco forza a seconda dei tempi (nessun italiano di oggi scrive, per esempio, l’italiano di Baldassarre Castiglione). La mole enorme di riferimenti, nel magistero bimillenario e in ogni catechismo autorizzato, è tale da scoraggiare, qui, qualsiasi silloge. Basta allora qualche stralcio dal felicemente regnante Pontefice, Francesco.

Pope Francis

Dice il Papa (anche nell’inglese che Biden conosce, ci sono le traduzioni), il 6 maggio 2018, che «[…] siamo chiamati […] a custodire gli anziani come un tesoro prezioso e con amore, anche se creano problemi economici e disagi, ma dobbiamo custodirli. Ecco perché ai malati, anche se nell’ultimo stadio, dobbiamo dare tutta l’assistenza possibile. Ecco perché i nascituri vanno sempre accolti; ecco perché, in definitiva, la vita va sempre tutelata e amata dal concepimento al suo naturale tramonto». Il 25 maggio 2019 il Papa aggiunge: «Purtroppo la cultura oggi dominante non promuove questo approccio: a livello sociale il timore e l’ostilità nei confronti della disabilità inducono spesso alla scelta dell’aborto, configurandolo come pratica di “prevenzione”. Ma l’insegnamento della Chiesa su questo punto è chiaro: la vita umana è sacra e inviolabile e l’utilizzo della diagnosi prenatale per finalità selettive va scoraggiato con forza, perché espressione di una disumana mentalità eugenetica, che sottrae alle famiglie la possibilità di accogliere, abbracciare e amare i loro bambini più deboli. Delle volte noi sentiamo: “Voi cattolici non accettate l’aborto, è il problema della vostra fede”. No: è un problema pre-religioso. La fede non c’entra. Viene dopo, ma non c’entra: è un problema umano. È un problema pre-religioso. Non carichiamo sulla fede una cosa che non le compete dall’inizio. È un problema umano. Soltanto due frasi ci aiuteranno a capire bene questo: due domande. Prima domanda: è lecito eliminare una vita umana per risolvere un problema? Seconda domanda: è lecito affittare un sicario per risolvere un problema? A voi la risposta. Questo è il punto. Non andare sul religioso su una cosa che riguarda l’umano. Non è lecito. Mai, mai eliminare una vita umana né affittare un sicario per risolvere un problema».

Quindi, al n. 56 dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, del 19 marzo 2016, il Papa scrive: «Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo”», avendo icasticamente già parlato, il 21 marzo 2015, di «[…] quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender».

There and Back Again

Torniamo negli Stati Uniti, e inventiamoci un apologo, tanto per capirci. Il presidente Donald J. Trump è antipatico, ha un ciuffo insopportabile, la sua parlata è da schiaffi, si veste male, sciupa le femmine e puzza pure un po’. Il suo vice, Mike Pence, fa prudere le mani, e anche lui olezza non di buono. Joe Biden invece è bello, figo, giovane, intelligente, brillante, ben profumato, e la sua candidata alla vicepresidenza, Kamala Harris, è la donna dei nostri segni, non da ultimo per scelta di fragranze. Epperò i puzzoni Trump e Pence hanno propiziato, caldeggiato, voluto e firmato atti di governo che promuovo quanto il magistero e il Catechismo della Chiesa Cattolica promuovono sui «principì non negoziabili», per utilizzare l’espressione utilizzata da Papa Benedetto XVI il 30 marzo 2006 in relazione a una tematica già chiarita dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, diffusa dalla Congregazione per la dottrina della fede il 24 novembre 2002. Il giurista Francesco D’Agostino l’ha sintetizzata su Avvenire del 7 dicembre 2012 ‒ non altrove ‒ come «la promozione del bene comune, l’impegno per la pace, la difesa della vita e della famiglia, il pieno riconoscimento della libertà di educazione». La “Nota” richiama peraltro esplicitamente l’insegnamento costante e ripetuto di Papa san Giovanni Paolo II (1920-2005) che, «continuando il costante insegnamento della Chiesa, ha più volte ribadito che quanti sono impegnati direttamente nelle rappresentanze legislative hanno il “preciso obbligo di opporsi” ad ogni legge che risulti un attentato alla vita umana».

Governando in quel modo, Trump e Pence sono stati coadiuvati e ispirati da ministri del loro gabinetto e dal Congresso federale. Questo è un fatto. Un altro fatto è il modo radicalmente opposto in cui, dal 1972, Biden vota al Senato e ha governato alla vicepresidenza, e la Harris vota al Senato dal 2017, con i precedenti della sua carriera precedente di Procuratore generale (alias ministro della Giustizia) dello Stato della California.

No Way

Il magistero e il Catechismo della Chiesa Cattolica si occupano infallibilmente di dottrina e di morale, quindi di princìpi non negoziabili. Non di altro. Ora nei documenti sopra richiamati, e in altri, quei princìpi vengono definiti appunto «principi che non sono negoziabili» (Benedetto XVI nel 2006) perché garantiscono «[…] la stessa vita democratica, la quale ha bisogno di fondamenti veri e solidi, vale a dire, di principi etici che per la loro natura e per il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono “negoziabili”» (“Nota” del 2002). 

Esistono cioè altri valori nella convivenza democratica, alcuni più importanti altri meno, ma non sono princìpi irrinunciabili. E non è vero che tutti i valori importanti, più o meno, nella convivenza democratica siano princìpi irrinunciabili: se infatti tutto è principio e irrinunciabile, nulla lo è. È logica. Se tutto è principio, nulla consegue; se tutto è irrinunciabile, viene meno la stessa distinzione fra irrinunciabile e rinunciabile, ma la convivenza democratica è evidentemente (non necessita cioè di dimostrazione) non così.

Nel luglio 2004 fu reso pubblico un memorandum inviato dall’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cardinal Joseph Ratzinger, in cui sta scritto: «Vi può essere legittima diversità di opinioni anche tra i cattolici sul dichiarare guerra e sull’applicare la pena di morte, ma in nessun caso su aborto ed eutanasia». Quindi, «per quanto concerne il grave peccato di aborto o eutanasia, quando la cooperazione formale di una persona a esso diventa manifesta (cooperazione intesa, nel caso di un politico cattolico, come il suo impegno costante e il suo voto per leggi permissive su aborto ed eutanasia), il ministro di culto di quella persona dovrebbe incontrare questa persona, istruirla sull’insegnamento della Chiesa, informarla di non presentarsi a ricevere la santa Comunione finché non avrà posto fine alla situazione oggettiva di peccato e avvertirla che, in caso contrario, l’Eucaristia gli verrebbe negata».

Che Trump e Pence siano dunque antipatici, e puzzino un po’, laddove Biden e la Harris sono olimpionici di simpatia e profumano di violetta è quindi un non argomento, per i cattolici e per tutti quanti abbiano a cuore i princìpi non negoziabili. È invece argomento base l’avere difeso la vita, la famiglia e la libertà vera Trump e Pence, l’avere costantemente messo ostacoli gravi a vita, famiglia e libertà vera Biden e la Harris. Nessuno, ma in specie un cattolico, a questo non può sfuggire.

Quanto affermo sulle leggi dell’Amministrazione Trump e sui voti del tandem Biden-Harris sono fatti incontrovertibili che sono già consegnanti ai libri di storia. Li si reperisce con qualche semplice clic sul pregevolissimo OnTheIssues.org. Su Trump, inoltre, esiste un aureo volumetto, che ho avuto la ventura e il piacere di recensire, ma che forse purtroppo non tutti i cattolici hanno letto, The Catholic Case for Trump (Regnery, Washington 2020) di Austin Ruse, presidente del Center for Family and Human Rights (C-Fam), una Ong conservatrice che monitora e denuncia la cultura abortista e l’ideologia gender nell’ONU e in altri organismi internazionali.

Latinos

Chioso su principi non negoziabili e su dossier più negoziabili. Ripetuto che non tutto è innegoziabile, pena vanificare l’innegoziabilità di ciò che davvero lo è, accenno a un esempio concreto per spiegarmi meglio. L’immigrazione.

I cattolici anti-Trump non parlano pressoché di altro. Ma: 1) non è un principio non negoziabile. 2) Quand’anche Trump avesse fatto porcherie sul tema, questo verrebbe sempre dopo vita e famiglia, ovvero si può criticare lecitamente Trump sull’immigrazione, ma non si può preferirgli chi viola sistematicamente i princìpi non negoziabili. 3) Il libro di Ruse ha un capitolo intero sul tema (son soldi ben spesi, lo si legga). 4) Trump ha sempre e solo cercato di arginare l’immigrazione clandestina con il suo enorme bagaglio di illegalità e di immoralità sotto forma di diritti negati ai cittadini statunitensi, droga, violenza, prostituzione e sfruttamento dei minori, quindi è per questo che la politica di Trump sull’immigrazione va valutata, non per altro, anche se è importante criticarlo qualora quel suo fine nobile sia stato raggiunto con mezzi discutibili. 5) Tutto questo lo hanno capito soprattutto i latinos che vivono nelle zone di confine con il Messico, a un tiro di schioppo (letteralmente) dai cartelli criminali della droga e della violenza messicana (e sudamericana alle loro spalle) i quali hanno scelto in massa Trump, per quello e per i benefici a loro arrecati dalla “Trumpnomics”, come ha scritto The Wall Street Journal del 9 novembre in prima pagina.

No Woman, No Cry

Nello spettacolo raccapricciante dell’entusiasmo espresso da una certa parte, anche autorevole, del mondo cattolico italiano per Biden c’è l’insopportabile rito degli auguri non richiesti mandati via social da chi per gli statunitensi è un quidam de populo alla Harris in quanto prima donna a essere eletta alla vicepresidenza degli Stati Uniti tacendo tutto il resto. Ricordando che non lo sarà eventualmente fino al 14 dicembre, né lei né nessun altro, è discriminazione bella e buona. La Harris merita i complimenti perché è donna e non perché eventualmente capace? Traduco: potrebbe anche essere deficiente, ma basta sia donna? Per di più è nera e figlia di immigrati, e qui la discriminazione rasenta persino il razzismo.

In God We Trust

Ma va sottolineato che molti dei cattolici che recitano lo spettacolo raccapricciante dell’entusiasmo per Biden hanno però poche colpe. I media cattolici che dovrebbero informarli, infatti, i fatti sopra riportati li tacciono. Per esempio il quotidiano dei vescovi Avvenire, dove l’opinionismo più inutile va in scena senza mai citare quanto qui citato nell’editoriale firmato da Mauro Megatti con il titolo Gli atti di fede di un presidente il 10 novembre. Megatti tra l’altro dice falsamente che l’espressione «In God We Trust» sarebbe contenuta nella Costituzione federale degli Stati Uniti. Non lo è, e basta un saltino anche solo su Wikipedia per appurarlo. Dopo avere segnalato la cosa, il sottoscritto, al direttore Marco Tarquinio la versione online è stata corretta nel secondo pomeriggio di ieri, ma l’errore resta nel cartaceo. Non è puntiglio, mostra la non conoscenza di quel che si scrive. Un consiglio a Megatti per la prossima volta. Citi la Dichiarazione d’indipendenza del 1776, scritta in gran parte dal deista Thomas Jefferson (1743-1826), dove si afferma al mondo che gli uomini sono stati fatti uguali dal proprio Creatore (maiuscolo) e dotati di diritti inalienabili, primo dei quali è la vita. Come la metteranno con la Dichiarazione d’indipendenza del proprio Paese Biden e la Harris, «sicari», nelle parole di Papa Francesco, «killer», dice il Pontefice nell’inglese che Biden conosce, ci sono le traduzioni? Come la mettono quei cattolici italiani che preferiscono i loro lezzo all’aroma di Trump e Pence?

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