- Nel caso ‘AM e altri contro la Polonia’, i sostenitori dell’aborto hanno citato in giudizio la Polonia affermando di avere il “diritto” di abortire i bambini non nati con “anomalie fetali”.
- La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto inammissibile la loro richiesta, rifiutando di confermare un “diritto all’aborto” ai sensi della legge europea sui diritti umani.
Esiste un “diritto” ad abortire i bambini non nati con condizioni di salute o esigenze speciali?
Questa è stata la questione sollevata davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo da una campagna organizzata di attivisti pro-aborto dalla Polonia. L’8 giugno 2023, la Corte di Strasburgo ha respinto la richiesta di otto cittadini polacchi che sostengono di essere “vittime potenziali” della legge polacca recentemente modificata che protegge i bambini non nati con disabilità dall’aborto. Le ricorrenti hanno sostenuto che, ipoteticamente, non sarebbe stato loro concesso l’aborto sulla base di “anomalie fetali”, dopo che il Tribunale Costituzionale della Polonia ha stabilito che tale motivo per un aborto sarebbe stato contrario alla Costituzione polacca del 2020.
ADF International (organizzazione di difesa che protegge le libertà fondamentali e promuove la dignità intrinseca di tutte le persone) è intervenuta nella causa a sostegno delle tutele legali per i bambini con disabilità. La Corte di Strasburgo ha ritenuto che le donne non abbiano prodotto alcuna prova di essere state personalmente colpite dalle modifiche apportate alla legge polacca per proteggere i nascituri disabili. Di conseguenza, la Corte ha respinto le loro richieste affermando che erano ipotetiche e troppo “remote e astratte” per essere prese in considerazione dal tribunale.
“Ogni bambino ha diritto alla vita, indipendentemente dalle sue condizioni di salute. I bambini con esigenze mediche particolari devono essere protetti e curati, una società veramente umana si prenderà cura dei suoi membri più deboli. Ecco perché il diritto internazionale richiede “un’adeguata protezione legale, sia prima che dopo la nascita dei bambini”, come affermato nella Convenzione sui Diritti del Bambino. Nonostante le pressioni di una campagna organizzata su larga scala a favore dell’aborto, la Corte Europea dei Diritti Umani ha rifiutato di affermare che esiste un “diritto all’aborto” nel diritto internazionale”, ha dichiarato Lorcán Price, consulente legale dell’organizzazione di difesa legale ADF International.
La decisione del Tribunale Costituzionale polacco di proteggere i bambini non nati con disabilità ha portato i sostenitori dell’aborto a lanciare una campagna legale contro la Polonia. Nella causa ‘AM e altri contro la Polonia’, le ricorrenti sostengono che, in quanto donne in età fertile, le tutele legali per i nascituri con esigenze speciali o condizioni di salute violano il loro “diritto al rispetto della vita familiare e privata”, come garantito dall’Articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani. Tuttavia, la massima corte europea per i diritti umani ha ripetutamente confermato che “l’Articolo 8 non può essere interpretato come un diritto all’aborto”. (P. e S. contro Polonia e A,B,C contro Irlanda).
“I costanti sforzi per disumanizzare i nascituri con disabilità come quelli con la Sindrome di Down sono profondamente ingiusti. In tutta Europa quasi tutti i bambini con diagnosi prenatale di Sindrome di Down vengono abortiti: quasi il 100 percento in Islanda, il 98 percento in Danimarca e il 90 percento nel Regno Unito. I Paesi devono proteggere i diritti dei bambini non nati con disabilità, abbiamo l’obbligo di agire in conformità con i diritti umani fondamentali che si estendono a tutte le persone”, ha continuato Price.
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