La droga è inammissibile

La Consulta boccia anche il referendum sulla coltivazione della cannabis. Che l’Italia non abbia perso la capacità di essere faro di civiltà?

pollice alzato

Sì, anche il referendum sulla coltivazione della cannabis è inammissibile. Lo ha deciso la Corte costituzionale, facendo saltare il tavolo del secondo referendum di dolore e di morte in due giorni.

Come anche «iFamNews» aveva evidenziato prontamente, il referendum sulla cannabis non verteva affatto sulla liberalizzazione delle canne, bensì sulla legalizzazione della coltivazione di sostanze stupefacenti altamente, fortemente, inevitabilmente dannosissime per la salute fisica e psichica di chiunque: con gli evidenti abissi che si sarebbero aperti subito.

Proprio come per il referendum sull’«omicidio del consenziente» bocciato martedì: altro che sofferenze intollerabili e malati inguaribili, il quesito referendario avrebbe spianato la strada all’omicidio di chicchessia, semplicemente se l’ucciso avesse espresso il proprio «sì», con altrettanti abissi infernali che nessuno sa prevedere, come scrivo oggi sul quotidiano Libero.

Insomma l’Italia non è perduta: non si è persa dietro i fumi dei roghi degli affetti frustrati, delle cure negate, dell’accoglienza calpestata, del dolore procurato, del male a richiesta, della morte fisica e della morte dell’intelligenza, come diceva l’indimenticato filosofo belga Marcel De Corte (1905-1994).

In modi strani, sghimbesci, obliqui e imprevedibili, emergono cioè anticorpi di salubrità e di sanità che nessuna pandemia di voglia di morte, il virus peggiore che ci sia, forte di un tasso di contagio Rt così violento da superare ogni lockdown delle coscienze, riesce a svellere e che nel mondo guasto di oggi trovano la strada per imporsi sulla malapianta dei «secondo me», vaccinandolo con una dose, due dosi e il booster di verità delle cose.

Che l’Italia non abbia cioè ancora smarrito del tutto la propria capacità di essere faro di civiltà in questi tempi altrimenti piagati?

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