L’«utero in affitto» nascosto dalla politica

A Milano il Consiglio comunale preferisce non affrontare questo argomento. Intervista a Chiara Valcepina

Chiara Valcepina

L'avvocato Chiara Valcepina, consigliere comunale di Fratelli d'Italia a Milano

La vicenda, a questo punto, è nota. Giovedì 20 gennaio, nella seduta del Consiglio comunale della città di Milano, il gruppo di Fratelli d’Italia (FdI) ha presentato un ordine del giorno con l’intenzione di contrastare la pratica, illegale in Italia, della cosiddetta «maternità surrogata». I consiglieri hanno semplicemente domandato al sindaco Giuseppe Sala e alla Giunta di impegnarsi a «dichiarare in modo chiaro la propria contrarietà allo sfruttamento e alla commercializzazione di fatto di donne e bambini, a sostenere proposte di legge che evitino che le stesse pratiche vengano compiute all’estero e stimolare la divulgazione dei contenuti della legge 40 del 2004 attraverso apposite iniziative».

La risposta della Sinistra meneghina è stata niet, per merito e per metodo.

«iFamNews» ne parla allora con Chiara Valcepina, avvocato, consigliere comunale di FdI, relatrice in aula della mozione.

Avvocato Valcepina, rispetto alla richiesta di un impegno morale ed etico rivolto al sindaco Giuseppe Sala e alla sua Giunta, impegno negato di netto, viene da chiedersi: perché? Per quale motivo la Sinistra milanese non ha voluto implicarsi in tal senso?

Guardi, non voglio parlare di malafede… forse, piuttosto, di imbarazzo. E di una specie di cortocircuito. La Legge 40 del 2004 parla chiaro: tutti in teoria considerano che sia rispettata, però esiste il turismo riproduttivo e le coppie italiane che si sono “procurate” un figlio con la «maternità surrogata» all’estero, una volta rientrate nel nostro Paese, ovviamente chiedono la registrazione del bambino all’anagrafe. Pare una terra di nessuno in cui invece ciascuno dovrebbe assumere una posizione.

Vuole spiegare per sommi capi il motivo per cui lei, e FdI, vi opponete alla pratica dell’«utero in affitto»?

È molto semplice, ma i capi sono tre. Anzitutto per chiarezza. La pratica della «maternità surrogata» in Italia è vietata, è illegale. Basterebbe questo a spiegare. Aggiungiamo che essa mercifica, cioè letteralmente rende merce, sia la gestante sia soprattutto il bambino, e il silenzio del sindaco Sala, che non si è espresso in proposito, rispetto all’ipotesi di una “fiera” dell’utero in affitto da tenersi a Milano come si è tenuta in Francia, in realtà urla e grida.

Il secondo punto qual è?

È il vuoto normativo, un vuoto che è necessario colmare. Nessuno dovrebbe aderire per forza ad alcuna posizione, ma tutti dovremmo sollecitare gli organi legislativi a decidere e legiferare. La sede deputata al confronto specie su temi tanto importanti è il parlamento, è lì che tutte le forze politiche possono guardarsi in faccia e dare voce alla posizione di ciascuno. L’alternativa è che le decisioni le prendano i giudici a suon di sentenze. E non è detto che lo facciano nel vero interesse dei bambini.

L’ultimo punto della questione?

Occorre assolutamente che la Legge 40 del 2004, che regola in ogni sfaccettatura il ricorso alla procreazione medicalmente assistita (PMA), sia divulgata e conosciuta.

Un’altra domanda: è possibile che vi siano interessi precisi di una certa Sinistra a tacere rispetto a mozioni semplici e di buon senso come quella ricusata a Milano?

Non voglio in alcun modo pensare a voti ad personam su temi così delicati. Piuttosto, parlerei di incapacità di declinare il messaggio in maniera chiara. Parte dell’elettorato della Sinistra ha una visione della genitorialità – legittimamente – diversa. È un punto che però dovrebbe essere affrontato, con l’onestà intellettuale di riconoscere l’interesse superiore di chi non ha tutela: i bambini non ancora nati, le donne sfruttate perché in condizioni men che precarie.

Si tratta di princìpi non negoziabili, di diritti umani puri e semplici. Ne va della nostra umanità. Allora, per assurdo, per la sopravvivenza si potrebbe vendere un organo, invece no, non è legale né lecito e non è possibile, lo Stato deve farsi garante di questo.

Fratelli d’Italia, che per altro ha presentato in parlamento una proposta per cui la pratica dell’utero in affitto dovrebbe costituire un reato universale, riconosciuto come tale in tutto il mondo, cosa intende fare in proposito da ora in poi?

Sì, esiste una proposta di legge in tal senso, che però al momento è arenata nelle pliche del percorso legislativo.

A livello locale, vorrei parlare di una navigazione di piccolo cabotaggio, ma ugualmente occorre che si tenga alta la voce e desto il dialogo e che si pretenda tutti chiarezza normativa, pur se su posizioni differenti.

Credo di essere una persona rispettosa, però ferma sui princìpi che sono alla base della civiltà. L’altro ieri, in Consiglio, sarebbe bastato accordarsi su un unico punto: dire, tutti, che la questione della maternità surrogata è un questione importante, cruciale. Senza sfruttare la solita ideologia.

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