L’ufficiale della Guardia Nazionale dell’Esercito dell’Idaho si batte per i diritti del Primo Emendamento contro la punizione per aver espresso la propria opposizione all’ideologia LGBT.

Un ufficiale di fanteria cristiano sta affrontando azioni punitive da parte della Guardia Nazionale dell’Esercito dell’Idaho per aver condiviso la sua personale opposizione all’ideologia LGBT sui social media.
Secondo i suoi rappresentanti legali, Liberty Counsel, l’ufficiale stava esprimendo le sue profonde convinzioni, che ritiene fondamentali per il benessere dei bambini.
I post, condivisi quando l’ufficiale era in campagna elettorale per una carica politica nel 2023, includevano commenti contro la promozione di eventi come i drag kids e l’alterazione medica dei bambini che mostrano confusione di genere.
L’ufficiale ha anche espresso opinioni forti contro la presenza delle drag queen nelle scuole e le oscenità nei libri per bambini nelle biblioteche.
Un reclamo formale è stato presentato contro l’ufficiale da parte di un militare anziano che sosteneva di essere omosessuale, il che ha innescato un’azione rapida da parte degli ufficiali dell’esercito, che lo hanno prontamente rimosso dal suo posto di comando.
L’ufficiale, tuttavia, ha ritirato le sue dimissioni poco dopo aver chiesto un consulto legale, sostenendo di aver violato i suoi diritti del Primo Emendamento sulla libertà di parola e sulla libertà religiosa.
Il caso è ora una lotta per garantire che coloro che si arruolano per difendere le libertà e i diritti costituzionali del Paese abbiano diritto a questi stessi diritti.
Daniel Schmid, Vicepresidente Associato degli Affari Legali di Liberty Counsel, ha sottolineato che non si rinuncia ai diritti costituzionali o statutari ai sensi del Religious Freedom Restoration Act arruolandosi nel servizio militare.
Schmid ha notato il palese disprezzo per la legge da parte dell’attuale amministrazione e l’emergere di un modello allarmante che prende di mira le persone con opinioni conservatrici o religiose.
Ha sottolineato la necessità di garantire che al personale militare vengano estese le stesse protezioni per le quali si batte.

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