Mentre per alcune categorie di “discriminati” le istituzioni sono in prima linea, altre non solo non vengono tutelate, ma sono considerate scomode. Forse perché esprimono un pensiero alternativo, diverso dalla massa. Per esempio i cristiani che, in tempi di relativismo etico non se la passano certo sempre bene.
E proprio il tema della libertà religiosa è al centro del convegno in programma sabato 7 maggio a Verona, ospiti Massimo Gandolfini (Associazione Family Day), Edda Fogarollo (Cristiani per Israele), Paul Diamond (avvocato, esperto di libertà religiosa), Simone Pillon (senatore, vicepresidente della Commissione parlamentare sulll’infanzia) e Roselen Boerner Faccio, pastore senior della Chiesa Ministero Sabaoth, protestante. È con lei che «iFamNews» discute del tema.
Uno Stato laico non ha una fede propria, ma garantisce che i cittadini l’abbiano e la esprimano. Eppure nella nostra società questo diritto non sembra garantito completamente. Perché?
Non solo in Italia, ma nemmeno nel resto del mondo c’è questa libertà religiosa. Lo si nota anche sui social media, dove, se una persona dice qualcosa esprimendo un principio chiaro, per esempio la difesa della vita, immediatamente subisce censura come “hate speech”. Allo stesso modo, se una persona ripete una dichiarazione di fede come «Gesù è la via». Accade solo esprimendosi, e non contro un’altra religione, bensì semplicemente a favore della propria fede. È evidente che non ci sia libertà.
Ci si riempie la bocca spesso del rispetto del pensiero altrui, ma allora perché il pensiero che fa riferimento a un’identità forte come quella religiosa, viene silenziato? C’è paura delle identità forti?
Non credo che si abbia paura di un pensiero forte, quanto di un pensiero che si discosti dal proprio. Si vive sotto la cappa del pensiero unico: chi non la pensa come me, sbaglia. È la paura di essere contraddetti: ci si sente padroni della verità. Nemmeno i giornalisti possono offrire più una opinione indipendente. Ne conosco alcuni che pensano come i credenti, ma che non si esprimono perché hanno paura di essere giudicati.
Sarà perché si diventa incontrollabili?
Chi detiene davvero il potere ha paura di perdere il terreno che ha finora guadagnato. Certamente i cristiani si sottraggono al controllo del pensiero unico. Anche i musulmani non sono facilmente controllabili e manipolabili. I cristiani però denunciano e poi non reagiscono alla persecuzione. Nel mondo su dieci casi di persecuzione religiosa, otto sono a danno dei cristiani.
Cosa dirà domani a Verona?
Vorrei concentrarmi sui cristiani che non riescono a parlare con una voce unitaria, al contrario, purtroppo, del movimento LGBT+. Vorrei cioè insistere sul tema dell’unità. L’unità è indispensabile se si vuole che l’Italia non finisca per subisca subire ciò che di grave accade in altre parti del mondo. Vale anche per chi non è cristiano, ma crede negli stessi valori dei cristiani. Sì, bisogna avere il coraggio di far sentire la propria voce.