Last updated on Dicembre 19th, 2020 at 05:20 am
Dài, lo dico io anche se lo pensate tutti. La storia dei “diritti umani” ha stufato.
Oggi ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani, cioè il giorno in cui tutti piagnucolano per tutto quel che passa loro per la testa solo per continuare a farsi gli affari propri con la scorta amata di doppiezza di chi piace alla gente che piace. Questo è un diritto, quello è un diritto, nulla è davvero diritto.
E infatti tutto va storto. Forse non esiste epoca della storia umana più ipocrita della nostra, un’epoca in cui più il numero dei diritti prolifera e meno il diritto viene rispettato. Ci si risciacqua un po’ la bocca giusto per poter sorridere farisaicamente nel jet-set, riccastro o straccione che sia.
Tutto accade per uno e un solo motivo. Nessuno mette la testa sul senso delle parole che stupra: «diritto» e «umano».
Il diritto è una prerogativa che nessuno, per alcun motivo, può sottrarre a una persona perché spetta per norma inderogabile. Ma se nessuno sa quale sia la norma dell’umano, ogni stupidaggine diventa diritto.
Senza questo esercizio preventivo la Giornata mondiale dei diritti umani è solo una occasione in più per annodarsi svogliatamente al collo quel bavaglino pulito che permette, sotto, di continuare a sbrodolarsi allegramente. Tutti lo sanno e ognuno finge fingendo di non fingere nell’atto di annodarsi il bavaglino proprio o aiutando a legare quello altrui. Dove c’è da sbrodolarsi per uno, infatti, c’è sempre da sbrodolarsi per due o più.
È la giornata, oggi, in cui si gareggia per il bavaglino più ricamato, in cui si dicono cose a cui non si crede, in cui si ripete quel che tutti si aspettano uno dica sperando che la nottata passi in fretta per dar luogo a un nuovo dì ricco delle solite porcherie di sempre.
È il giorno, oggi, in cui si danno convegno i falsari, gli ipocriti, i bugiardi e i difensori dei diritti umani di professione. C’è il famoso medico che chiede sempre soldi, c’è il famoso testimone che però non vede nulla, c’è la starlette che dà un concerto, c’è il prete degli ultimi con le pezze di marca al fondoschiena e c’è l’uomo di Davos in abito neopauperistico grigio tutti uniti in una grandiosa Halloween della simulazione. Se soltanto un centesimo di ciò che si dice ogni anno in questo giorno diventasse realtà, vivremmo da subito nel migliore dei mondi possibili.
Perché in fin dei conti la verità vera è solo una: chissenefrega dei diritti umani.
Perché mai, infatti, l’uomo dovrebbe avere prerogative intangibili? Perché non si può fare quel che si vuole del prossimo, carne di porco compresa? Perché mai non si può essere razzisti e maschilisti, cattivi con i bambini e omofobi? Chi lo vieta? Ognuna e tutte le belle statuine che oggi passeranno la giornata con la bocca piena di parolone belle da sputare prima che il Sole tramonti a occaso dovrebbero chiederselo, devono chiederselo.
Che cosa rende l’uomo un tempio dai confini intangibili? Io non lo so perché sono il re degli ignoranti, ma fortunatamente mi è stato sussurrato. Vivo e campo, quindi, di questa sorpresa meravigliosa che mi trabocca, attendendo al varco i parolai che sono, soprattutto oggi, legione.
Non c’è modo, infatti, di tutelare come intangibili le prerogative dell’uomo se non si rispetta anzitutto e soprattutto quella natura umana che fa dell’umano una realtà intangibile. Quantomeno se non si comincia a mettere a fuoco l’argomento.
Tutti i diritti umani sono infatti uno solo: la natura che è norma della persona. Sì, l’uomo ha diritto a una e una sola cosa: la propria natura normativa, quella regola che lo costituisce ciò che è, precedendolo. La sua natura unica e irripetibile e inimitabile, e data, fa dell’uomo un essere portatore di prerogative non calpestabili.
Il punto zero è quindi il diritto alla vita. Un morto, infatti, non ha diritti. Un uomo a cui si impedisca di nascere svelle qualsiasi considerazione ulteriore. Un ucciso pretende poco.
La passerella di infingardi che oggi darà ignobile spettacolo di sé farà invece altrimenti. Parlerà di tutto tranne che del principio e fondamento. Discetterà di tutele per l’uomo ignorando che anzitutto l’uomo ha diritto alla vita. Sosterrà persino che difendere i diritti umani significa assicurare a una donna la libertà di sopprimere la creatura, suo figlio o sua figlia, che porta in grembo, possibilmente mandando il conto al mio indirizzo. Bestemmierà dicendo che alcune vite non sono degne di essere vissute. Bestemmierà una seconda volta affermando che chi soffre va aiutato a morire. La terza volta bestemmierà sostenendo che si deve volere un figlio a tutti i costi, se così si desidera, al prezzo di qualche centinaio di altri esseri, tanto umani quanto piccoli da sfuggire all’occhio e alla coscienza, spediti alla fornace. E finirà questo rosario blasfemo strillando che così è perché non esiste natura e non esiste norma: io, tu, tutti siamo ciò che oggi vogliamo, uomo, donna o X. Prendiamo carte e penna, allora, e annotiamoci nomi e cognomi.