L’eutanasia galoppa nei Paesi Bassi

Sono state pubblicate nei giorni scorsi le analisi dei comitati regionali di controllo, che evidenziano un aumento superiore al 10%

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Sono stati 6938, nel 2020. Pochi giorni fa, invece, i «Regional Euthanasia Review Committees» (RTE), che ogni anno, nei Paesi Bassi, analizzano dati e numeri dei decessi per eutanasia e verificano se siano stati rispettati i «criteri rigorosi» che la legge neerlandese stabilisce perché si possa decidere di morire, ne hanno contati 7666 nel 2021. Quasi 8mila persone, cioè, sono morte “di eutanasia” nei Paesi Bassi l’anno scorso, con un aumento in percentuale del 10,5%.

Se si desidera continuare con statistiche e percentuali, si tratta del 4,5% dei decessi avvenuti nel Paese nel corso dell’anno.

In sette di questi casi, in particolare, i comitati RTE hanno stabilito che i decessi non siano avvenuti nel pieno rispetto dei sei requisiti fondamentali che la legge neerlandese prevede affinché la «morte per scelta» sia data nel rispetto della normativa vigente: che la scelta dell’eutanasia sia «volontaria e ponderata attentamente», che la sofferenza della persona che vi ricorre sia «senza speranza e insopportabile», che la persona sia stata informata in modo preciso dal medico della propria situazione e delle prospettive per il futuro, che non vi sia altra «soluzione ragionevole», che un medico indipendente abbia fornito la propria consulenza rispetto alla scelta intrapresa, che dal punto di vista medico l’intera procedura avvenga in maniera «corretta».

Fra le motivazioni, oltre alla malattia invalidante in fase terminale, anche la demenza: più di 200 persone affette da demenza sono state uccise, nel 2021, nei Paesi Bassi, oltre a un centinaio di pazienti con malattie psichiatriche. Proprio l’anno scorso, infatti, una sentenza della Corte Suprema ha apportato una modifica al codice deontologico e procedurale dei medici che si occupano di pazienti affetti da demenza. «In particolare», hanno stabilito i comitati RTE in accordo con i giudici, «i medici possono giudicare al meglio se un paziente con demenza avanzata sta “soffrendo in modo insopportabile”, uno dei sei requisiti legali per l’eutanasia. Se la persona aveva precedentemente fatto una richiesta scritta per l’eutanasia in caso di demenza, mentre era ancora sana di mente, i medici non sono tenuti a confermarla».

Qualora il medico di base non se la senta di operare la procedura di morte assistita, interviene per esempio l’Expertisecentrum Euthanasie, che in modo «attento e premuroso», dice, si occupa di ogni aspetto della questione.

Già l’anno scorso Jeroen Recourt, il presidente dei comitati RTE, aveva affermato di non essere sorpreso da questa crescita. «Queste cifre fanno parte di uno sviluppo più ampio», sosteneva. «Sempre più generazioni vedono l’eutanasia come una soluzione». Purtroppo.

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