Ha suscitato numerose polemiche, in Portogallo, l’ipotesi che il ricorso all’aborto e la diagnosi di malattie sessualmente trasmissibili figurassero fra gli indicatori utilizzati per la valutazione delle équipe mediche. Talmente numerose, che l’ipotesi è stata cancellata.
Il 10 maggio il ministro della Salute, Marta Temido, aveva dichiarato di essere impegnata a valutare «[…] nuovi criteri su cui stabilire eventuali retribuzioni extra per medici di famiglia delle unità di “tipo B”, ovvero centri del sistema di salute pubblico, riconosciuti come meglio strutturati e più efficienti». In base a tale valutazione, sarebbero stati previsti incentivi economici per quei team di operatori sanitari che non registrassero la presenza di pazienti che facessero ricorso alla cessazione volontaria della gravidanza o che contraessero malattie sessualmente trasmissibili. Prevenire l’una e le altre, cioè, sarebbe stato considerato un successo, il segnale di pianificazione familiare corretta e di prevenzione, per cui i medici responsabili potessero essere premiati.
Sono insorti i gruppi femministi portoghesi, che hanno accusato il legislatore di voler negare il «diritto» delle donne di ricorrere all’aborto e sono insorte pure le associazioni dei medici di famiglia, fra cui l’Associazione portoghese di medicina generale e di famiglia (APMGF), indicando come discriminatorio un criterio basato sui comportamenti personali a discrezione delle pazienti, definendolo inoltre «inaccettabile» e «un passo indietro nella civilizzazione». La Federazione nazionale dei medici (FNAM) ha dichiarato tramite un portavoce che la misura costituirebbe «una discriminazione salariale, in base alle decisioni individuali dei pazienti» e che potrebbe portare «[…] a forme di pressione sulle donne che stanno valutando l’interruzione di gravidanza».
Successivamente, il coordinatore del gruppo di lavoro per la riforma dell’assistenza sanitaria primaria, João Rodrigues, ha eliminato dal progetto di valutazione i due indicatori del ricorso all’aborto e delle malattie sessualmente trasmissibili, da sostituirsi con altri. L’aborto, insomma, non si deve toccare.