In lode laica dell’immunità del Vaticano

Il Vaticano è uno Stato come gli altri e non come gli altri. E tutte le comunità umane dovrebbero essere come il Vaticano

La Valle di Livigno

La Valle di Livigno

Last updated on Ottobre 18th, 2021 at 06:10 am

Ieri la Corte europea dei Diritti dell’uomo (CEDU) di Strasburgo ha respinto il caso di 24 querelanti che avevano citato in giudizio, senza successo, lo Stato del Vaticano nei tribunali belgi per presunti atti di pedofilia commessi da sacerdoti cattolici. La CEDU (che per la prima volta si esprime su temi così) lo ha fatto riconoscendo esplicitamente l’«immunità» della Santa Sede garantita da «princìpi del diritto internazionale». Non solo: i ricorrenti, di nazionalità belga, francese e neerlandese, erano già stati respinti dai rispettivi tribunali, che avevano invocato la medesima immunità giurisdizionale del Vaticano.

Dunque il Vaticano è uno Stato come gli altri, ma al contempo non come gli altri. La sua natura è uguale e diversa. Scusa comoda, vero? Quando serve, il Vaticano è uno Stato come gli altri e al pari di tutti gli altri va trattato; quando occorre, il Vaticano non è uno Stato come gli altri e non può essere trattato al pari degli altri. Sì, è esattamente così, e nessuno non solo può, ma anzitutto e soprattutto deve farci nulla. Va lasciato tutto così, intonso, intatto, intangibile. Va preservata questa eccezionalità, va difesa questa singolarità, va tutelata questa unicità.

Per due ragioni. La prima è tecnica. Non si può citare in giudizio uno Stato straniero. I rapporti fra Stati vengono regolati in sede diplomatica. Non può essere un giudice a condannare un governo di uno Stato straniero, sia perché non ha giurisdizione nei confronti di esso, sia perché la sentenza non sarebbe eseguibile. Se si accerta la responsabilità penale di un sacerdote, oltre a condannare quel sacerdote, si può al più chiamare a rispondere dei danni il suo “datore di lavoro”, che però è la diocesi.

La seconda ragione è squisitamente culturale, quindi ben più importante. La articolo in due punti. In primo luogo, tutte le comunità umana, dalla famiglia (cioè da ogni singola famiglia concreta storica, non solo dall’idea, un po’ platonica, di «famiglia») agli Stati nazionali, dovrebbero fare eccezione, essere singolari e porsi come uniche, giacché questo è quanto impone e prescrive la libertà, mezzo dalla potenzialità infinite per raggiungere il fine della verità delle cose per l’uomo e sull’uomo. In secondo luogo, il Vaticano è un sinolo misterioso di mondano e di oltremondano che lascia attoniti e che non si spiega fino in fondo soltanto con la ragione. La prima di queste due motivazioni soddisfa laici e credenti, l’altra appaga credenti e laici.

Per un laico, infatti, basta e avanza dire che ogni comunità umana, dalla minore alla maggiore (e non ho detto che la famiglia sia la minore), debba essere se stessa e debba venire tutelata nella propria eccezionalità, e questo basta e avanza anche per un credente. Per un cattolico dire che il Vaticano è un sinolo misterioso che la ragione non riesce a esaurire basta e avanza, e questo basta e avanza anche per un laico, il quale, non ci crederà nell’aspetto della fede come ci crede il cattolico, ma è tenuto a rispettare quest’autocomprensione del Vaticano stesso, questa comprensione del cattolico e questa libertà di una realtà storica sovrana, nel dubbio tornando al primo punto.

San Marino, Andorra, il Liechtenstein, Livigno (nella foto qui sopra) esistono eccezionalmente, sul piano storico, come esiste eccezionalmente il Vaticano, e il Distretto di Columbia, dove sorge la capitale federale degli Stati Uniti d’America, Washington, fu ricavato ritagliando, consensualmente, pezzi di terreno degli Stati sovrani confinanti, affinché il governo federale fosse per sempre super partes e mai oggetto di contesa. Gode persino di certe erte prerogative e immunità alla vaticana: per esempio nel Distretto di Columbia non si circola con le armi. Qualsiasi cosa si pensi del diritto degli uomini liberi di portare armi, e pur vigendo il Secondo emendamento alla Costituzione federale statunitense, la non-circolazione libera delle armi a Washington, checché ne dicano altri, è caso tangibile storico di quello status speciale e di quell’immunità “vaticana” di cui gode quella capitale.

Ma c’è di mezzo la pedofilia, si dirà. Certo. Sed contra. Anzitutto va stabilito che di pedofilia si tratti davvero. In secondo luogo, per colpire i rei c’è la magistratura. Terzo, questa faccenda dell’immunità attentata del Vaticano è uno dei grimaldelli che se non altro porta acqua al mulino della lotta contro il segreto del confessionale di cui si sente tirare aria da un po’.

Ora, i confessionali debbono restare intangibili come intangibile è l’immunità del Vaticano (e di San Marino, Andorra, Liechtenstein, Livigno, Washington). Nessuno ha diritto di entrarvi, meno che meno, e in primis, la magistratura, la polizia, lo Stato.

Il segreto del confessionale è una realtà in cui si può credere e che comunque si deve rispettare. Il cattolico vi crede, gli altri lo rispettino. Il cattolico rispetta sempre il tribunale ultimo della coscienza di qualsiasi uomo; semmai chiede a un uomo qualsiasi di corrispondere sempre sul serio alla propria coscienza. Ma il cattolico la coscienza non la stupra mai. Se lo fa, nessun problema: non è cattolico. Il braccio secolare faccia allora lo stesso: rispetti quella fattispecie concreta della libertà religiosa che è il segreto del confessionale, no flight zone che nessuno deve violare.

Non è nel confessionale che gli inquirenti debbono cercare i rei. Cosa dica il confessore ai rei, anche in relazione agli inquirenti, è cosa che nessuno fuori dal confessionale deve sapere. Non dobbiamo nemmeno immaginarcelo. Non bisogna neanche ipotizzare che se ne presenti il caso. Occupiamo la nostra mente con altro, magari coi peccati nostri, e non con quelli del prossimo.

Ma è evidente che l’aggressione al confessionale sia funzionale all’attacco alla libertà religiosa che serpeggia forte anche in Occidente. Per via democratica, certo, in modo sornione, ovvio, ma sempre in maniere intollerabili.

La pedofilia è un problema. Grande. Esiste purtroppo fra gli uomini: preti e no, laici e no. I pedofili che si rivolgono a un sacerdote lasciamoli al sacerdote che si rivolge loro. La magistratura faccia quindi il proprio corso, ma non è dietro quella grata là in chiesa che deve rinchiudere i rei.

Mi pare un ragionamento di una laicità persino esagerata.

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