In difesa di J.K. Rowling, che ha l’umiltà di riconoscere la verità quando essa s’impone

Il tribunale del popolo socialmediatico la mette alla gogna. Ma alla fine Lord Voldemort perde sempre

J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter

Image from J.K. Rowling's official Facebook page

Last updated on Giugno 16th, 2020 at 03:31 am

«Mi fa morire la rowling che ogni tanto se ne esce con queste c*** per cercare di tornare rilevante quando l’unica cosa utile uscita dalla sua mente è harry potter». È questo il tweet più gentile, più pacato, apparso contro la scrittrice inglese J.K. Rowling. Il tribunale del popolo di Twitter ha infatti giudicato colpevole l’autrice della saga di Harry Potter per un “cinguettio” ritenuto gravemente lesivo, avendo scritto: «Se il sesso non è reale, non c’è attrazione per lo stesso sesso. Se il sesso non è reale, la realtà vissuta delle donne a livello globale viene cancellata. Conosco le persone trans e voglio loro bene, ma cancellare il concetto di sesso rimuove la capacità che molti hanno di discutere in maniera significativa delle proprie vite. Dire la verità non significa odiare».

La Rowling ha insomma preso posizione contro la teoria del gender, secondo la quale il genere sessuale di una persona non è un dato biologico, incastonato nel DNA di ognuno, riconoscibile attraverso le caratteristiche fisiche, ma il risultato di pressioni culturali ed educative. In poche parole si sarebbe liberi di scegliere ogni giorno se essere maschi, femmine o una delle oltre “70 varianti di genere” previste dai comitati tecnico-scientifici dei vari gruppi LGBT+ (l’oramai classico + alla fine di questo acronimo indica proprio questa molteplicità potenzialmente infinita e strutturalmente indefinita).

E così, nel giro di poche ore Twitter è stato inondato da messaggi di odio e contumelie. «Pensare questo non può essere un’opinione», scrive un utente. «Aspetto il giorno in cui le toglieranno Twitter», commenta una ragazza. «Quando la facciamo fallire a J.K. Rowling?», si chiede un altro utente. E ancora «J.K. Rowling, è polemica su Twitter per alcune affermazioni anti-trans», titola SkyTg24, «J.K. Rowling, la mamma di Harry Potter, attacca i transessuali», rincara Fanpage. La Rowling al tribunale social del nuovo giacobinismo, insomma, con molti capi d’accusa.

«La Rowling è una transfobica»

Tra le accuse rivolte alla scrittrice  c’è quella di essere transfobica, ossia di provare paura (e quindi, in automatico, odio) nei confronti delle persone transessuali. Un’accusa singolare, dato che l’autrice dichiara esplicitamente «I know and love trans people», cioè, appunto, «Conosco le persone trans e voglio loro bene». Il concetto di transfobia, come quello di omofobia e di bifobia (definito da Treccani.it come «avversione ossessiva per i bisessuali e la bisessualità»), si sta dunque ampliando sempre più. Non è più transfobico, insomma, chi usasse violenza verbale e fisica contro una persona transessuale proprio per il suo percorso di vita, ma è transfobico chiunque non sposi in toto la battaglia di rivendicazionismo politico dei gruppi LGBT+, nonostante dichiari pubblicamente affetto per le persone transessuali. In più, la Rowling viene ora accusata di non essere la vera autrice dei libri di Harry Potter, o comunque di avere tradito lo spirito della saga, fattore particolarmente doloroso per uno scrittore, nonché segno di ignoranza intenzionale verso il senso più profondo di questa saga fantasy.

Il senso di Harry Potter

Il filo rosso che percorre tutta l’adolescenza del «Ragazzo Che È Sopravvissuto», infatti, è la battaglia fra il bene e il male. C’è un male, incarnato da Lord Voldemort, che mira a soggiogare il mondo, a corrompere le menti, a schiacciare i più deboli, rendendo gli uomini schiavi. E Lord Voldemort la poltrona più alta del potere arriva a conquistarla con l’inganno e la violenza. Lo fa quando mette le mani sul ministero della Magia, facendo eleggere un ministro che tiene sotto controllo, e lo fa quando mette le mani sulla Gazzetta del Profeta (i media), imponendo articoli di parte che negano la realtà in nome dell’ideologia di cui egli è profeta e sacerdote. A quel punto praticamente tutti sposano il pensiero unico imposto da Voldemort: lo fanno i personaggi famosi, gli sportivi, i politici, la maggior parte dei funzionari che lavorano al Ministero. Qualcuno cede per paura, perché vuole salvare la famiglia, qualcun altro perché non ha nulla per cui valga la pena vivere, altri ancora sottoscrivono l’orrore perché sperano di ottenere un potere riflesso che mai avrebbero potuto guadagnare da soli.

Cosa porta gli eroi positivi di quel mondo, Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock (Neville Longbottom), Luna Lovegood, la professoressa Minerva McGranitt (McGonagall) e tanti altri a dire «no»? Cosa li spinge a ripetere con forza il proprio rifiuto, quando questo comporta la perdita di amici, carriera, forse persino della vita? L’avere compreso, esperienzialmente e non solo intellettualisticamente, la verità profonda e non compromissoria delle parole del loro maestro e guida, Albus Silente (Dumbledore), quando giunge inevitabilmente per tutti il momento di scegliere, «fra ciò che è giusto e ciò che è facile». Non perché siano i più intelligenti, o senza debolezze e oscurità, ma perché hanno conosciuto l’amore autentico. Non è un caso se l’incantesimo più potente, quello capace anche di fermare l’Anatema che Uccide, è l’amore di una madre che offre se stessa per salvare il figlio. Non c’è amore più grande, non c’è magia più potente del dono della vita, un dono che va protetto.

L’Esercito di Silente e il politicamente corretto

Combattere per la verità significa combattere per la libertà, di tutti. Gli attacchi violenti e beceri alla Rowling sono la spia rossa che adesso si accende sul cruscotto della nostra democrazia. Sotto gli slogan arcobaleno, sotto i grandi discorsi sulla solidarietà, inizia cioè a comparire una livorosa battaglia per il potere sostenuta a suon di tweet, di accordi pubblicitari con le multinazionali, fortissima del sostegno pubblico di tanti vip, siano essi cantanti, influencer, giornalisti o scrittori. Chi non si adegua si tenga dunque pronto: non sarà letto, non sarà comprato, non sarà assunto. Sarà esiliato in immagine e in sostanza, sarà esecrato, censurato, cancellato, diverrà cittadino da meno, uomo da poco, nemico e basta.

Eppure esiste l’Esercito di Silente, un esercito informale fatto di generosità e di purezza come quello dei volontari che si radunano nel nome e in memoria del maestro caduto (un altro sacrificio di sé a beneficio dei tanti “figli” della scuola di Hogwarts). Questo esercito è pronto, e “iFamNews”, nato proprio in alternativa alle tante “Gazzette del Profeta” dirottate, ha un unico talento: riconoscere la verità quando essa s’impone, chiunque la professi e qualunque altra cosa stia attorno a essa, nonostante gli errori e i difetti, le biografie e gli «umano troppo umano», di molti, di tutti, della Rowling e di noi stessi. Alle centinaia di leoni da tastiera che ora, violando oltre al buongusto anche le più elementari regole di grammatica e punteggiatura, riversano odio contro la verità che J.K. Rowling ha avuto la normalità di enunciare, si rende urgente uno spoiler: alla fine, Lord Voldemort perde.

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