La World Triathlon, cioè la federazione sportiva internazionale, riconosciuta dal Comitato Olimpico Internazionale (CIO), che regolamenta lo sport olimpico del triathlon, di recente si è pronunciata ammettendo alle competizioni femminili gli atleti biologicamente maschi che si «auto-identificano» come donne. Potranno gareggiare a livello internazionale nella categoria prescelta se il livello di testosterone registrato dalle analisi sarà inferiore a un certo limite, per un periodo di almeno 24 mesi.
Come rileva però l’International Consortium on Female Sport (ICFS), che si è opposto alle modifiche alla normativa esistente richiedendo che sia mantenuta una categoria a parte per le atlete donne alla nascita, «ammettere i maschi nella categoria femminile non è compatibile con una condizione di equità per le atlete». L’ICFS, infatti, sottolinea come «nessun livello di testosterone sia in grado di annullare ciò che la pubertà maschile ha operato sul corpo, e quindi nessun livello [massimo] di testosterone può sopprimere il vantaggio maschile».
«Ogni atleta maschio autorizzato a identificarsi nella categoria femminile escluderà le atlete dal piazzamento e dall’accumulo di premi. Inoltre, i record della competizione nella categoria femminile saranno stabiliti da persone che hanno il vantaggio della pubertà maschile, mettendoli in futuro fuori dalla portata delle concorrenti donne».
La federazione britannica di triathlon, la British Triathlon, si è espressa negativamente rispetto alla decisione presa dall’organo internazionale della disciplina.
Al principio dell’estate la Federazione Internazionale Nuoto (FINA) aveva deciso di escludere dalle gare di categoria femminile gli atleti transgender che non avessero compiuto una «transizione» completa prima dei 12 anni di età. «La FINA segue l’Unione Ciclistica Internazionale (UCI)», aveva riportato anche «iFamNews», «che aveva preso la decisione di vietare le gare agli atleti trans in aprile, e precede di un paio di giorni l’International Rugby League (IRL), che il 21 giugno ne ha proibito la partecipazione alla Coppa del Mondo Rugby League, che inizierà nel Regno Unito il 15 ottobre, e fino a nuovo ordine».