La circolare del ministero dell’Istruzione inviata nei giorni scorsi agli Uffici Scolastici Regionali e agli Istituti di ogni ordine e grado, comprese le scuole elementari, con l’invito a organizzare per il 17 maggio, cioè oggi, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, iniziative di sensibilizzazione sugli argomenti cari all’attivismo LGBT+, ha suscitato, come prevedibile, allarme tra i genitori e le associazioni familiari.
Proprio sulle questioni che hanno destato più preoccupazione, Giusy D’Amico, presidente dell’Associazione Non si tocca la Famiglia, ha intervistato il sottosegretario all’Istruzione, l’onorevole Rossano Sasso.
Perché Sasso nutre dei dubbi. Parecchi. Legittimi. Chiarisce per esempio come la circolare del Ministero si riferisca alla necessità di promuovere il contrasto alle discriminazioni e alle violenze di qualsiasi tipo, non all’«omofobia» tout court. E ricorda ai genitori anche di rivendicare il proprio diritto al consenso informato, qualora le attività proposte e organizzate esulassero dai contenuti della circolare.
L’intervista è da leggere, e da usare come vademecum, anzi come scudo dagli attacchi proditori di chi oggi usa la Giornata come un randello per inculcare un’ideologia. Sasso ha sottolineato infatti pure come «una circolare ministeriale, la numero 1972 del 2015, specifica come le teorie sull’identità di genere non rientrino tra le conoscenze sui diritti e i doveri costituzionali dei cittadini da trasmettere agli studenti e siano da considerare pratiche estranee al mondo educativo. Sulla base di questa norma si può intervenire per censurare qualsiasi tentativo di veicolare i temi relativi al gender ai nostri studenti».
Del resto, pur esprimendo piena fiducia negli insegnanti, così come nella lealtà e solerzia con cui essi svolgono il proprio ruolo, chiede con forza «a quelli che, al contrario, vorrebbero usare la cattedra per fare politica di lasciare sereni i nostri studenti, soprattutto quelli più piccoli, e di rispettare le famiglie italiane, che siano queste ultime a occuparsi dell’educazione sentimentale dei loro figli, senza dover subire imposizioni e condizionamenti esterni». Perché farlo è sacrosanto.