Nel Regno Unito è attualmente in discussione in parlamento l’Health and Care Bill, il disegno di legge su «salute e assistenza» che si propone di riorganizzare parte del sistema sanitario britannico.
Ilora Gillian Finlay, membro della Camera dei Lord, già presidentessa della Royal Society of Medicine, oggi docente di Medicina palliativa nella Cardiff University School of Medicine e vicepresidente dell’organizzazione non profit londinese «Hospice UK», ha presentato un emendamento di grande importanza al testo in esame. Tale emendamento, che è stato accettato dai colleghi parlamentari della Finlay ed entrerà pertanto nella normativa, prevede che le cure palliative siano definitive e considerate un «diritto legale» per i malati terminali britannici.
La Finlay si è sempre espressa con decisione contro l’introduzione nella legislazione del Paese del «suicidio assistito» contenuto nella Assisted Dying Bill, la proposta di legge sulla cosiddetta «morte assistita» avanzata dalla baronessa Molly Christine Meacher e anch’essa in discussione in parlamento. Rispetto a tale testo, tra l’altro, ha dichiarato di recente sul periodico di temi politici The House che «[…] il disegno di legge non farebbe nulla per colmare i deficit nelle cure. Rischia di essere visto e utilizzato come una soluzione a buon mercato per la sofferenza umana. Come si vede quotidianamente, i pazienti non ottengono le cure palliative specialistiche di cui hanno bisogno, fornite con disponibilità irregolare dovuta al ricorso ai finanziamenti del settore del volontariato. L’introduzione di una legislazione per la “morte assistita”, lungi dal migliorare l’attuale offerta di cure per i malati terminali, peggiorerebbe la situazione».
Con l’approvazione dell’Health and Care Bill, e in particolare dell’emendamento proposto dalla baronessa Finlay, sarà compito di NH England, punta di diamante del National Health Service (NHS), fornire le cure palliative in tutto il Paese. La Finlay ha espresso la propria soddisfazione per il successo dell’emendamento, osservando giustamente che «[…] le persone hanno bisogno di aiuto presto, quando ne hanno bisogno, sette giorni su sette: la malattia non rispetta l’orologio o il calendario».
Matthew Reed, amministratore delegato di Marie Curie, un ente di beneficenza britannico che si occupa di assistenza ai malati terminali e di supporto nel fine vita, ha accolto con favore l’annuncio come «[…] uno dei maggiori sviluppi nell’assistenza di fine vita dall’inizio dell’attività del servizio sanitario nazionale», aggiungendo inoltre che il numero di persone che in futuro avranno bisogno di tale supporto e di cure palliative è «[…] previsto in aumento fino al 42% nei prossimi vent’anni».
L’approvazione dell’emendamento-Finlay giunge dopo che solo un mese fa «iFamNews» ha dato notizia del ritiro, da parte dello stesso lord Forsyth che l’aveva presentato, di un altro emendamento di segno opposto, che avrebbe preteso di introdurre il «suicidio assistito» anche nell’Health and Care Bill in discussione nella Camera dei Lord. La decisione dei parlamentari va piuttosto nella direzione indicata dalla Association of Palliative Medicine (APM) e dalla British Medical Association (BMA), che nei sondaggi degli ultimi due anni hanno rilevato come la maggioranza dei medici associati non sarebbero disponibili a effettuare pratiche di ciò che viene eufemisticamente chiamato «morte assistita» e lamentano anzi l’atteggiamento favorevole dei media verso tali possibilità, che sempre più spaventa e preoccupa le persone malate e vulnerabili, condizionandone le decisioni.