Il rapporto evidenzia la dimensione religiosa delle violenze in corso nel Manipur, in India

Un rapporto presentato alla International Religious Freedom or Belief Alliance dal giornalista David Campanale evidenzia la “chiara dimensione religiosa” della violenza in corso a Manipur, in India. Il rapporto, che circola tra i responsabili politici del Regno Unito, rileva che centinaia di chiese e villaggi cristiani sono stati bruciati dall’inizio del mese scorso. Le violenze si sono verificate prevalentemente nella Valle di Imphal, abitata dagli indù Meiteis, e nel distretto di Churachandpur, dove vivono le tribù cristiane Kuki-Zomi. Le testimonianze dei sopravvissuti descrivono attacchi di matrice etnica contro i cristiani, con chiese e altre proprietà cristiane vandalizzate, saccheggiate e bruciate. La violenza ha provocato lo sfollamento di quasi 50.000 persone, la distruzione di centinaia di villaggi e la perdita di oltre 100 vite.

Le tensioni nel Manipur sono state inizialmente innescate da un’ordinanza del tribunale dell’aprile 2023 che ha ordinato al governo statale di prendere in considerazione la concessione dello status di tribù classificata alla comunità Meitei. I gruppi tribali temevano che questo avrebbe minacciato i loro privilegi costituzionali e hanno portato a proteste contro la richiesta. La violenza si è intensificata dopo una manifestazione di studenti tribali il 3 maggio. Il rapporto rileva che la comunità Meitei ha espresso il timore che i suoi membri si convertano al cristianesimo, alimentando la violenza. La distruzione delle chiese e delle proprietà cristiane ha colpito sia la comunità Meitei che quella Kuki.

David Landrum, direttore dell’advocacy di Open Doors UK & Ireland, ha sottolineato il ruolo degli estremisti radicali Hindutva e ha invitato la comunità internazionale a chiedere responsabilità e giustizia per gli attacchi. Il rapporto raccomanda il dispiegamento dell’Esercito indiano nei villaggi tribali vulnerabili, la fornitura di aiuti e supporto alle persone sfollate e l’istituzione di numeri di assistenza e meccanismi di risarcimento per le vittime. Esorta inoltre a coinvolgere giornalisti investigativi, leader interreligiosi e specialisti della libertà religiosa per raccogliere informazioni affidabili, alleviare le tensioni e valutare l’impatto della violenza. Il rapporto sottolinea l’importanza di affrontare la disinformazione diffusa attraverso i media e di garantire la conservazione della libertà religiosa.

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