Il Partito Gay della lobby LGBT+

Mira a rifare l’Italia. Si parte esautorando le famiglie

Gay Pride

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Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:10 pm

Il prossimo che vorrà sostenere l’inesistenza della lobby omosessuale si faccia spiegare dal leader del Partito Gay, Fabrizio Marrazzo, com’è avvenuta la modifica di un provvedimento governativo e, allorché «nel famoso Dpcm sui congiunti, si valutavano solo i parenti, siamo stati noi ad aver fatto inserire gli “affetti stabili”». Nella vicenda il ruolo determinante spetta a Rocco Casalino, portavoce del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il quale, a detta di Marrazzo, «ha un ruolo tecnico. Ci siamo sentiti proprio per la questione dei congiunti che abbiamo fatto trasformare in “affetti stabili”. In quel senso ci ha aiutato e comunque è una persona con cui si può dialogare».

Insomma, come affermano essi stessi, c’è un corpo sociale, anzi «una forza propulsiva» che svolge un’opera di sensibilizzazione all’interno delle istituzioni pubbliche affinché avanzi l’agenda LGBT+, ma che nel contempo «ha l’ambizione di partecipare sin dalle prossime amministrative di primavera in varie realtà del Paese per poi essere presenti in Parlamento». Gli obiettivi noti, sempre nelle parole di Marrazzo, sono rivolti a un cambiamento sociale profondo. La battaglia più simbolica è per l’abolizione della circolare che ripristina le dizioni di “madre” e “padre” al posto di “genitore 1 e 2”, emanata dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma fonte di «problemi ai figli delle famiglie Arcobaleno».

Di maggior peso politico è il tentativo di svolgere propaganda nelle scuole attraverso il cavallo di Troia dei corsi contro l’omofobia. Ma questo richiederebbe una modifica dei testi legislativi attualmente all’esame del parlamento, perché, «in base al ddl Zan possiamo organizzare queste iniziative formative solo dopo la firma di un accordo di corresponsabilità con i genitori, da siglare prima che inizi l’anno scolastico. Questo meccanismo per il tema del bullismo non è necessario e renderà tutto più complicato di quanto già non lo sia e rimettendo tutto alla decisione dei genitori non si tutelano i ragazzi che in casa hanno un padre o una madre omofobi». La negazione del diritto delle famiglie a educare i figli è alle porte, con una proposta di indottrinamento sin dalla prima infanzia.

E chi si oppone rientra automaticamente nel fronte avverso, individuato in due partiti di Centrodestra, la Lega e Fratelli d’Italia, poiché il Partito Gay si dichiara «in antitesi a Salvini e alla Meloni» giacché «sui diritti civili con loro c’è poco dialogare».

Ora, la prospettiva è passata da una strategia di vertice a una fase nuova, che non si limita più soltanto alle manifestazioni di piazza, alla presenza sui media e nel sistema scolastico, ma alla proposizione di una politica omosessualista. Basta però che abbiano la decenza di non presentarsi più come una “minoranza perseguitata”, perché, se la fondazione di un partito esclusivamente eterosessuale sarebbe giudicata discriminatoria, un Partito Gay può diventare un concorrente e un alleato serio per le forze di sinistra, che aprirebbero a esso volentieri le proprie liste elettorali. Anche se non pare verosimile che possano raggiungere il 15% dei consensi alle urne come si illudono.

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