Il nostro nemico, lo Stato

Difendere il diritto alla verità contro ogni relativismo nella Giornata internazionale per le vittime della violenza contro la religione

"Giona e la balena" (1621) di Pieter Lastman (1583-1633). Image from Google Images

Oggi l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) celebra la Giornata internazionale di commemorazione delle vittime di atti di violenza basati sul credo religioso.

I nostri lettori lo sanno: “iFamNews” non è esattamente un fan della “Giornata” telefonata, quelle in cui tutti sprecano la lacrimuccia di circostanza giusto per potere avere l’alibi di infischiarsene tutto il resto dell’anno sul divano. L’ONU ha addirittura stilato un intero calendario per cadenzare il pianto delle prefiche.

Questa volta facciamo però una eccezione vistosa, e per un motivo ben preciso. Perché la Giornata per le vittime della violenza contro la fede, in agosto, durante le ferie, poche, maledette e subito che siano ai tempi del CoViD-19, non se la fila proprio nessuno. E così le vittime soffrono e muoiono nel silenzio di tutti, mentre tutti guardano altrove, mentre il mondo è distratto.

I primi a essere distratti sono i governi, che sono pure i maggiori responsabili delle brutalità contro i credenti.

La religione di nemici ne ha tanti e da tempo. Ma il peggiore di tutti, il nemico principe è lo Stato. Gli Stati legiferano contro la fede, contro i credenti, contro la morale che derivano dalla fede vissuta. Lo fa con la strafottenza del potere (viene alla mente un volgarismo partenopeo) e con il potere enorme che uno Stato ha nell’imporre a piacimento il bene e il male: per esempio che sopprimere una vita innocente e indifesa ancora nel grembo materno è un diritto e un bene.

Il mondo è pieno di Stati, di politiche statali e di leggi che discriminano, penalizzano, multano e violentano le persone di fede proprio in ragione della fede che professano. Perché? Perché la fede è irriducibile, insopprimibile, invincibile. La sbatti in carcere, e non muore; la percuoti, e non muore; la sevizi, e non muore. Resta. Costringi all’abiura, e nel cuore resta ancora. E lo Stato è un dio geloso: non tollera concorrenti.

L’altro nome della fede è infatti libertà: la libertà prima e fondamentale della persona umana, quella che assicura e garantisce il godimento di tutte le altre libertà fondamentali, che quindi sono libertà seconde rispetto alla libertà prima di religione.

Gli atei lo sanno perfettamente. Esercitano infatti ogni giorno il proprio diritto alla libertà religiosa per dire che Dio, l’essere supremo, il principio spirituale o come lo chiamano le religioni (e gli ateismi) non esiste e vivere dunque di conseguenza.

Oggi ci sono in giro persino dei satanisti razionalisti che chiedono la libertà di poter celebrare il rito dell’aborto. Una follia liberal e progressista, uguale a quella di tanti altri liberal e progressisti che non si definiscono affatto satanisti ma che pensano l’identico. Ma allora questa libertà religiosa, dicono alcuni, è una vera follia che va fermata.

Niente affatto. Per combattere e sbaragliare i liberal e i progressisti che chiedono a gran voce di celebrare il rito religioso dell’aborto, satanisti o no che siano, c’è necessità della libertà religiosa. Chi pensate che andrà a prendere, per primo, uno Stato che abbia il potere legale di reprimere e negare la libertà religiosa, i liberal e i satanisti o i pro life e i credenti? E una volta che non sia più possibile rivendicare il medesimo diritto alla libertà con cui liberal e satanisti diffondo la cultura abortista per fare l’esatto contrario di liberal e satanisti chi avrà vinto? Perché il bello, si fa per dire, è che liberal e satanisti andranno a nozze in un mondo in cui la libertà religiosa degli antiabortisti sarà conculcata positivamente dalla legge di uno Stato. Quel giorno, infatti, smetteranno di invocare il rito dell’aborto in termini di religione, bastando loro versare il tributo a quello Stato che garantirà loro di farlo come una osservanza di legge con tanto di scorta della polizia e prima pagina sul giornale.

Solo liberi si può insomma sconfiggere chi propina caricature assurde della libertà. E non c’è bisogno di scomodare l’antico brocardo abusum non tollit usum: basta l’aspirina, un portento del genio umano che cura malattie potenzialmente mortali, ma che fuori controllo uccide. Quel che però a molti sfugge è che chiunque può abusare dell’aspirina nonostante i moniti del medico, non essendoci nessuna autorità esterna che possa impedire a una persona di fare il male. Per questo consegnare allo Stato la cambiale del potere assoluto in bianco sperando che ne usi per favorire il bene è cosa forse cara ai liberal e ai satanisti, ma fondamentalmente idiota. Occorre invece fare tesoro dell’usum e stanare l’abusum senza che un medico fedifrago ci menta surrettiziamente sulle dosi lecite di aspirina, finendo per avvelenarci.

Oggi (letteralmente: in questo preciso istante) nel mondo migliaia di persone soffrono e muoiono perché credono in Dio comunque lo chiamino.

Io non credo affatto che tutte le religioni siano uguali, siano sullo stesso piano, valgano uguale. Dilettante speriamo di un qualche talento, mi sforzo di studiarle e di conoscerle proprio per questo, anzi di conoscere persone in carne e ossa che le pratichino, convincendomi sempre più che eguali non siano. Assieme a me non crede che le religioni siano tutte la medesima cosa alcun credente di alcuna fede. Come infatti potrebbe vivere, soffrire, farsi incarcerare, farsi torturare e morire per la propria fede se pensasse che la propria fede è acqua fresca, una burletta, un pensierino piccolo borghese come quello di tanti altri borghesi piccoli piccoli, come qualsiasi altro credo anche avversario, cioè come se in fin dei conti fosse un bel nulla? La libertà religiosa è il contrario di questo. La libertà religiosa garantisce alla fede il diritto di essere divisiva e al credente di ritenere in coscienza che la sua fede sia l’unica vera. L’uomo non ha infatti diritto all’errore, ma alla verità: il diritto di cercarla, certo, ma non basta. Soprattutto e anzitutto ha il diritto di trovarla, di praticarla e di viverne conseguentemente libero e sovrano. Gli Stati lo sanno benissimo, ed è per questo che contrastano il diritto basilare dell’uomo alla verità.

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