Si è tenuta nei giorni scorsi la settantanovesima edizione dei Golden Globe Awards, assegnati ogni anno, negli Stati Uniti d’America, ai migliori film e ai migliori programmi televisivi della stagione, da parte di una giuria composta da circa novanta giornalisti della stampa estera iscritti alla Hollywood Foreign Press Association (HFPA).
Sono stati annunciati nella notte tra il 9 e il 10 gennaio con modalità assolutamente inedite: niente cerimonia vera e propria, niente sfarzo, niente lustrini e cotillon, assenti i giornalisti a esclusione di chi facesse parte dell’organizzazione. Il tutto, soprattutto, senza red carpet e diretta streaming o televisiva, bensì trasmesso solo tramite le piattaforme social.
Il motivo? In apparenza, la pandemia e le restrizioni imposte dal CoVid-19 in tutti i settori della vita pubblica. Qualcuno però suggerisce che vi sia qualcosa di diverso dietro a questa specie di cerimonia in sottotono.
L’edizione del 2021, infatti, era stata segnata dalle polemiche di scarsa inclusività che avevano investito l’HFPA, rea di annoverare tra le proprie file un solo giornalista di colore. Boicottaggio severo per il 2022 da parte della rete televisiva Nbc e da parte delle star, quindi, e un mesto snocciolare via Twitter di premi, intervallati dall’elenco delle iniziative filantropiche legate all’iniziativa, così si è risolta la questione.
Forse per riguadagnare alla manifestazione visibilità e sponsor, il premio come migliore attrice in una serie TV drammatica è stato assegnato a Michaela Jaé Rodriguez, la prima “attrice” transgender in assoluto a vincere un Golden Globe, per il suo ruolo di Blanca Evangelista in Pose. In precedenza, anche agli Emmy Awards, M. J. Rodriguez era stata la prima persona transgender M/F nominata per il premio di miglior interprete femminile, ugualmente per la serie Netflix, un prodotto di grande successo in cui, «nello spirito della massima inclusività, la star assoluta è Billy Porter, recentemente confessatosi sieropositivo».
M. J. Rodriguez ha festeggiato la vittoria su Instagram, comunicando a tutti i suoi follower, più di un milione di persone, che dedica questo premio prestigioso a: «[…] tutte le persone LGBTQAI, nere, latine, asiatiche, i tanti bei multicolori dell’arcobaleno presenti in tutto il mondo strano… Questo è per tutti voi», fra le lodi sperticate dei media italiani e internazionali.