Nel Regno Unito, il 6 aprile è entrato in vigore il Divorce, Dissolution and Separation Act (DDSA), sancito nel 2020, che regola dal punto di vista giuridico l’interruzione dei matrimoni in territorio britannico.
Tale legge apporta modifiche importanti ai procedimenti di divorzio e fonda gli aspetti tecnici essenzialmente sulla fine del sistema basato sull’addebito di responsabilità per l’uno o l’altro coniuge. Si parla, infatti, di «no-fault divorce», cioè di divorzio senza attribuzione di colpa.
Lo si chiama pure divorzio quickie, divorzio «rapido», e in effetti da oggi in Gran Bretagna i coniugi possono porre fine al matrimonio nel giro di sei mesi circa, senza neppure dover fornire motivazioni. Nel caso in cui, poi, uno dei due non fosse d’accordo, contestare la decisione sancita dai giudici sarebbe piuttosto complesso.
Nonostante l’opposizione in passato di alcuni studi legali britannici, che a sorpresa consideravano la nuova legislazione ancora eccessivamente rigida, è interessante invece registrare l’opinione di Colin Hart, presidente dell’associazione pro-family «Coalition for Marriage» (C4M), che in proposito ha dichiarato di essere estremamente deluso «[…] dal fatto che il governo abbia ignorato tutti i dati e le argomentazioni contro l’accelerazione del processo, con l’illusione che il divorzio “senza colpa” possa in qualche modo prevenire rotture dolorose e problematiche fra i coniugi. Non è affatto così».