Last updated on Luglio 8th, 2021 at 05:54 am
È ufficiale: «iFamNews» è femminista, e per di più radicale. Sono rimaste infatti soltanto le femministe a difendere la biologia della persona umana, le differenze fra i sessi, la femminilità e dunque pure la mascolinità. Insomma, la natura incontrovertibile: storpiabile sì, ma mai cancellabile.
Certo, dalle femministe continuano a dividerci un mucchio di cose gravi e importanti. Mi sono preso una volta del prezzemolo addosso, a dire che sarebbe stato meglio che mia madre mi avesse abortito invece che vedermi testimoniare la sacralità della vita umana, e non lo scordo. Ma un tratto di strada in comune con quel mondo oggi si riesce a farlo. Paradossi del mondo in frantumi in cui viviamo da un po’.
Perché oggi le femministe sono le più arrabbiate davanti all’ennesimo stupro maschilista e alle sue complicità mediatiche, politiche, istituzionali: la pretesa LGBT+, ovvero l’idea bugiarda che il gender sia separato dal sesso, che il sesso possa essere piegato al gender e che il gender sia soltanto auto-percezione. Lo stupro che le femministe percepiscono sta nel fatto che, nonostante quel che uno pensi, dica e voglia affermare, un uomo resta un uomo e una donna resta una donna, con tanto di pronomi personali giusti. E se uno è uomo nella toilette delle signore non ci va e se lo fa viene preso a ombrellate dalle signore. Se uno è uomo, nelle prigioni femminili non deve andarci. Se uno è uomo s’iscrive al campionato dei maschietti non a quello delle femminucce.
Tutti parlano di Fabrizio Petrillo, che si fa chiamare «Valentina» e che pretende di correre con le femmine alle Paralimpiadi (è ipovedente), ma nessuno parla delle donne che un uomo travestito fra loro non ce lo vogliono giacché falserebbe tutto, sbiellerebbe ogni cosa, renderebbe impari il confronto, stupida la competizione, surreale il risultato qualsiasi esso fosse.
Infatti, nonostante l’«oscuramento della stampa», scrive il sito RadFem Italia, «le atlete italiane si sono ribellate e hanno espresso la loro indignazione non disertando le gare, ma tramite le vie legali, per il fatto di essere state private di una competizione equa».
Sono ben 24 e a rappresentarle è l’avvocato Mariuccia Fausta Quilleri, già campionessa italiana di atletica. Chiedono che i maschi travestiti vengano ammessi alle gare femminili esclusivamente fuori concorso. Non è tutto, ma è molto, soprattutto per come le atlete fondano il ricorso: «[…] contestano prima di tutto la mancanza di basi scientifiche – nonché la non valenza giuridica – delle linee guida del CIO», il Comitato olimpico internazionale, «come è stato provato da numerosi studi, tra i quali il più esaustivo è forse quello della dott.ssa Emma Hilton e del dott. Tommy Lundberg pubblicato su “Sports Medicine”».
Quindi «[…] affermano che l’ammissione dei corpi maschili nelle gare femminili costituisce una violazione dell’articolo 1 del Codice delle pari opportunità tra uomo e donna», il quale «obbliga al rispetto assoluto, inderogabile e indispensabile della individualità fisica femminile».
Per tutto questo le 24 atlete italiano hanno inviato (il 3 maggio) una petizione al presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera, Stefano Mei, al ministro per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, e al sottosegretario di Stato con delega allo sport, Valentina Vezzali. Indovinate un po’? Tutto tace, zittito dal conformismo gender e inghiottito dall’incapacità della politica e di parlare secondo il senso comune e di rappresentare la realtà delle cose. Menomale, appunto, che ci sono le femministe. Difendono la scienza e difendono la legge: che volete di più? Io sto con loro.