Last updated on Giugno 4th, 2020 at 03:33 am
Come può un piccolo Paese di 5milioni di abitanti rimbalzare sulle pagine dei giornali di tutto il mondo? Semplice: approvando una legge in favore degli LGBT+. È quanto accaduto nelle scorse ore. Il Costa Rica ha legalizzato i matrimoni omosessuali, diventando il primo Paese dell’America Centrale a farlo. Tanto è bastato per ritagliarsi uno spazio sui media a ogni latitudine.
Gli antefatti
Ma per riavvolgere i fili della vicenda occorre fare dei passi indietro. Una fondamentale tappa a ritroso ci porta al 1° aprile 2018, quando l’ex ministro del Lavoro Carlos Alvarado è stato eletto presidente del Costa Rica con il 60,7% dei voti. Il suo rivale e omonimo, Fabricio Alvarado, pastore evangelicale del partito di destra Restaurazione nazionale, si è fermato invece al 40% dei consensi. Da The Guardian a The Economist, tutti gli osservatori internazionali hanno interpretato l’esito elettorale come il trionfo dei diritti civili sul conservatorismo. Un risultato considerato clamoroso. Il Costa Rica è infatti un Paese fortemente legato alle tradizioni, poco incline ad adottare l’agenda radicale. Secondo un sondaggio del centro studi Ciep effettuato nel 2018, solo il 30% dei costaricani sarebbe favorevole alle nozze tra persone dello stesso sesso. Eppure le ultime elezioni presidenziali hanno rappresentato una svolta a tinte arcobaleno. Perché? La spiegazione addotta da alcuni intellettuali locali è che il candidato di destra abbia sbagliato durante la campagna elettorale, a causa di un approccio estremista che ha intimorito i moderati.
Una delle promesse di Fabrizio Alvarado era di rispondere picche alla Corte interamericana dei diritti umani, che nel gennaio 2018 aveva sentenziato che il Costa Rica fosse tenuto a garantire alle coppie omosessuali il matrimonio e alcuni diritti, come l’istituzione di un registro per il cambio di genere. Ma la sua sconfitta ha rotto gli argini. Di aula di tribunale in aula di tribunale, nell’agosto successivo è poi giunta la mossa della Corte suprema del Costa Rica, che ha dichiarato incostituzionale e discriminatorio il divieto alle nozze gay. I giudici avevano dato al parlamento diciotto mesi di tempo per abolirlo. L’allora neoeletto presidente Carlos Alvarado non aveva tardato ad accogliere con favore il pronunciamento della Corte, dicendo che «nessuna persona sarà discriminata per il proprio orientamento sessuale».
Il mutamento delle Sinistre
È così che il successivo Gay Pride costaricano, nel giugno 2019, è stata occasione per festeggiare la sentenza della Corte di quasi un anno prima. Alla sfilata dell’orgoglio gay aveva partecipato finanche un vescovo, Gilberto Quesada, membro della Chiesa luterana del Paese. Dalle feste ai fatti: ora il matrimonio omosessuale è diventato realtà. Così come un anno fa l’Ecuador, anche il Costa Rica fa parlare di sé per aver approvato una legge di questo tipo. Se un tempo le Sinistre latino-americane erano note per l’indole barricadiera a difesa dei lavoratori, oggi lo sono per l’accondiscendenza alle istanze LGBT.