Argentina, Messico, Colombia… Più di un anno fa, «iFamNews» ha già parlato di «effetto domino» per quanto riguarda le normative che regolamentano l’aborto nei Paesi iberoamericani e ha raccontato la situazione del Cile, dove nel gennaio 2021 la Commissione per le donne e l’uguaglianza di genere della Camera dei deputati ha «dato inizio all’iter che porterà alla discussione e alla votazione di un progetto legge presentato dall’opposizione e teso a legalizzare l’aborto entro la quattordicesima settimana di gestazione».
In precedenza, nel Paese vigeva «la legge varata nel 2017, che consente l’interruzione volontaria della gravidanza in caso pericolo di vita per la madre, di “incompatibilità con la vita” del feto o di stupro».
«Una volta che il provvedimento verrà approvato», si aggiungeva, «il presidente della commissione, Maite Orsini Pascal, potrà inviarlo alla Camera, dove i partiti che compongono la coalizione di Centrodestra che sostiene il governo del presidente Miguel Juan Sebastián Piñera promettono battaglia». In novembre, il disegno di legge che mirava ad ampliare il ventaglio delle possibilità di accesso alla cessazione volontaria della gravidanza è stato respinto dal Congresso, e la situazione non è mutata.
Successivamente, in dicembre, le elezioni presidenziali hanno decretato la vittoria del candidato di sinistra Gabriel Boric, che assume l’incarico in questo mese, nella fase finale del progetto di elaborazione del nuovo testo della Costituzione nazionale cilena. Ed ecco che la questione dell’aborto spunta di nuovo in Cile, dove «una settimana dopo che migliaia di donne hanno marciato per le strade di Santiago in occasione della Giornata internazionale della donna, l’Assemblea costituente cilena ha votato per includere i diritti riproduttivi, inclusa “l’interruzione volontaria della gravidanza”, nella bozza di Costituzione».
I cosiddetti «diritti riproduttivi delle donne» dovrebbero quindi entrare a far parte della Costituzione cilena, cavalcando il consueto stereotipo pietistico della autodeterminazione femminile. Il Cile sarebbe il primo paese iberoamericano in cui il “diritto” all’aborto risulterebbe sancito dalla Costituzione, se il nuovo testo fosse approvato con il referendum previsto entro la fine dell’anno.