Last updated on Novembre 19th, 2020 at 05:06 am
In caso di morte non «ragionevolmente prevedibile» è possibile intervenire anticipatamente con l’eutanasia. Così si legge nel disegno di legge denominato Bill C-7, che mira a modificare il regime di assistenza medica in caso di morte vigente in Canada dal 2016.
Un passaggio della bozza, questo, che non è sfuggito a Heidi Janz, presidente del comitato etico del fine vita del Consiglio dei canadesi con disabilità (CCD), organizzazione nazionale per i diritti delle persone con disabilità, che ora denuncia: «I canadesi emarginati saranno spinti a cercare assistenza per morire perché non possono ottenere assistenza per vivere».
La notizia, ignorata dai maggiori media nazionali, è stata però rilanciata dal giornalista Jesse Snyder sulle pagine di The Beacon Herald, il quotidiano di Stratford. Ebbene, il governo guidato da Justin Trudeau, giovane primo ministro che gode di ampia popolarità nei salotti dell’intellighenzia liberal per immagine e posizioni politiche, vuole allargare le maglie dell’eutanasia. E il Bill C-7 serve allo scopo, perché consente alle persone che stanno vivendo una sofferenza insopportabile di accedere alle misure di morte medicalmente assistita anche in caso di morte non ragionevolmente prevedibile, ovvero anche in assenza di malattie inguaribili o di stato terminale.
La vita umana già violata
Sorvolando sul fatto che già le modifiche del 2016 violino l’indisponibilità della vita umana, il Bill C-7 farebbe ancora di più, perché basterebbe il riconoscimento di «sofferenze insopportabili» per ottenere l’eutanasia. Però, anche molto laicamente, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha recentemente ricordato al mondo che se anche esistono purtroppo malattie inguaribili, non esistono mai persone incurabili.
Anche di fronte a uno stato terminale, cioè, uno stato che non dà più speranza di guarigione dal punto di vista scientifico, il personale sanitario è invitato a stare sempre accanto alla persona, accompagnandola fino all’ultimo. Alleviandone la sofferenza, la solitudine, ma non provocandone la morte.
E poi la nuova formula lascia senza risposta molte domande: chi decide quando una sofferenza è insopportabile? Chi verifica che la decisione del sofferente non derivi da solitudine, depressione, emarginazione? Chi vigilerà affinché questo ennesimo salto in avanti non diventi giustificazione per imporre l’eutanasia proprio a quelle categorie che si vorrebbe tutelare?
Ti tutelo dalla sofferenza con la morte già dovrebbe far sobbalzare, ma c’è ancora un ultimo passo: quali sono le condizioni delle persone con disabilità in Canada? «Negli ultimi cinque mesi abbiamo visto non solo l’introduzione di protocolli di triage di terapia intensiva che identificano la preesistenza di una disabilità come criterio di esclusione per l’assistenza critica, nel caso in cui il razionamento delle risorse, come i ventilatori, diventi necessario a causa della domanda schiacciante», spiega Janz. «Abbiamo anche visto persone anziane e disabili ammalate di CoViD-19 lasciate morire in case di cura senza mai ricevere una vera assistenza sanitaria o un ricovero negli ospedali».
Le persone con disabilità lasciate sole
Per il CCD insomma non ci sono scuse: il disegno di legge Bill C-7 va ritirato immediatamente e sostituito con aiuti concreti nei confronti delle persone con disabilità. In campo è scesa anche Tracy Odell, presidente di Citizens With Disabilities-Ontario e secondo vicepresidente del CCD, che convive con una paralisi cerebrale e che ha dovuto combattere in prima persona contro chi la vedeva come una persona senza futuro: «Il governo sembra impegnato a spendere tempo, energia e risorse per aiutarci a morire prima. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno sono le risorse per vivere con dignità nella comunità, e questo significa avere un reddito al di sopra della soglia di povertà, significa avere accesso a risorse della comunità come l’assistenza domiciliare, i servizi assistenziali e l’accesso a cure palliative di qualità, in caso di necessità».
È ora che il Canada inizi a sostenere i diritti umani delle persone più fragili, ricorda ancora Odell: «Non accelerando la morte delle persone, specialmente quando la nostra cosiddetta “scelta” per una morte prematura nasce dalla paura della solitudine, dall’incuria e dalla mancanza di aiuti per vivere dignitosamente nelle nostre case».