Si intitola World Population Prospects 2022, è stato emesso dal dipartimento per gli Affari economici e sociali dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e l’ha presentato il segretario generale António Guterres in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione, lunedì scorso, 11 luglio.
È un rapporto di previsione della crescita della popolazione presente sulla Terra da qui al 2100 ed esordisce con un dato significativo: il 15 novembre, fra meno di quattro mesi, gli abitanti del Pianeta saranno 8 miliardi. La popolazione mondiale raggiungerà nel 2030 gli 8 miliardi e mezzo, nel 2050 9,7 miliardi, nel 2100 10,4 miliardi di persone.
Come si può facilmente immaginare, tale andamento non sarà omogeneo in tutte le aree del globo, con discrepanze evidenti per esempio fra la vecchia Europa e i Paesi in via di sviluppo. Fino al 2050, più della metà dell’aumento previsto sarà concentrato in otto Stati, cioè Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Pakistan, Filippine, Egitto, Etiopia, Repubblica Unita di Tanzania e India. Anzi, il rapporto ipotizza che proprio l’India già nel 2023 sottrarrà alla Cina il titolo di Paese più popoloso della Terra.
In realtà dal 1950 a oggi il ritmo di crescita della popolazione è rallentato, a causa della caduta dell’indice di fertilità femminile, per cui nel 2021 ogni donna ha partorito in media 2,3 figli contro i 5 che si registravano intorno alla metà del secolo scorso. Sono aumentate però le aspettative di vita: la durata media di vita ha raggiunto i 72,8 anni nel 2019, con un miglioramento di quasi 9 anni rispetto al 1990, e si prevede un’ulteriore riduzione della mortalità, con una conseguente longevità globale media di circa 77,2 anni nel 2050.
Anche la mortalità infantile è decisamente calata, come segnalato dall’UNICEF che nel 2019 ha registrato 5,2 milioni di decessi di bimbi nei primi 5 anni di vita, contro i 12,5 milioni del 1990. Un crollo del 60%, il livello più basso della storia.